Blessing Tunde è morta per asfissia: si rafforza la pista dell'omicidio

La 25enne trovata senza vita a Mazzo: le prime anticipazioni sull’autopsia rafforzano l'ipotesi del delitto

La Scientifica e i carabinieri sul luogo del ritrovamento del corpo a Mazzo di Rho

La Scientifica e i carabinieri sul luogo del ritrovamento del corpo a Mazzo di Rho

Rho (Milano) - Morte per asfissia. I primi elementi emersi dall’autopsia eseguita ieri sul corpo di Blessing Tunde – la ragazza nigeriana di 25 anni trovata senza vita mercoledì pomeriggio tra i rovi di una zona di campagna a Mazzo di Rho, dove aspettava i clienti – rendono sempre più probabile l’ipotesi dell’omicidio. L’esame eseguito all’istituto di Medicina legale di Milano – i cui esiti nei dettagli si conosceranno nei prossimi giorni – ha evidenziato la presenza di segni attorno al collo. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dal pm Grazia Colacicco e guidati dal colonnello Michele Miulli e dai tenenti colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo, si concentreranno ora sull’analisi delle trecce finte che indossava la ragazza e su altri reperti trovati sul luogo del ritrovamento del cadavere per capire se siano stati utilizzati per lo strangolamento. La pista del suicidio, per quanto insolito, non è stata ancora esclusa del tutto, ma ormai è sempre più sullo sfondo. Un altro elemento riguarda la data della morte, sicuramente precedente alla denuncia di scomparsa, avvenuta il 7 maggio. 

C’è quindi da ricostruire un “buco” di 4 giorni: dall’ultimo contatto di Blessing con la connazionale con cui condivideva l’appartamento all’avvio delle ricerche. Le immagini di alcune telecamere della zona, già acquisite, potrebbero aver immortalato gli ultimi istanti di vita della 25enne. Per chiarire i fatti sarà necessario ripercorrere tutti i movimenti della ragazza a partire dal 3 maggio, il giorno in cui è uscita per l’ultima volta dalla sua abitazione. Blessing si prostituiva sulle strade dove ha trovato la morte. Come tante ragazze costrette a vendere il proprio corpo, faceva la pendolare dal quartiere popolare di Novara all’hinterland di Milano. È una zona di capannoni industriali e campi verdi da un lato, villette a schiera dall’altro, quella dov’è rimasto per giorni il suo cadavere in decomposizione, senza che nessuno lo notasse. A scoprirlo è stata una signora della zona a spasso con il suo cane. Periferia delle periferie. Terra in cui associazioni come Lule e l’associazione di promozione sociale Noah svolgono da sempre attività di assistenza e conforto. Fra i volontari nessuno si sente di commentare l’accaduto. "Non ora, non oggi – dicono da Lule – siamo tutti troppo scossi".  

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