Milano, 1 settembre 2023 – I due si incontravano tutte le mattine e si dividevano i compiti: uno andava a prendere la moto Bmw 1000, posteggiata al Quartiere degli Olmi; l’altro entrava in un parcheggio di via Gozzoli, prendeva una sacca dal baule di una Ford Focus e la infilava nella sua Fiat 500. Poi iniziava la ronda sulla Bmw, con una targa falsa.

Una giornata in ufficio per Mirko Papaleo e Claudio Narcisio, pregiudicati di 30 e 43 anni rispettivamente residenti a Milano e Cesano Boscone, arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo con l’accusa di aver messo a segno quattro colpi in abitazione e di averne tentati altri due tra il 6 giugno e il 14 luglio. Usavano sempre la medesima tecnica: con tesserino e ricetrasmittenti, si spacciavano per militari e raggiravano anziani di rientro a casa, aspettandoli davanti al portone e informandoli che nel loro stabile era stato commesso un furto.
Così i malcapitati, colti di sorpresa, aprivano le loro abitazioni a Papaleo, che metteva le mani dappertutto e scappava con soldi e gioielli; ad attenderlo in strada c’era Narcisio, pronto a dare gas per scappare. L’indagine degli specialisti di via Moscova, coordinati dal capitano Federico Arrigo, è partita da un precedente blitz: quello che il 24 novembre 2020 aveva già portato in cella Papaleo (condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi), bloccato mentre stava prelevando a un bancomat di Pioltello con la tessera di una donna.
Quel giorno, il trentenne aveva nelle tasche un tesserino con la scritta "carabinieri", la foto di una fiamma stilizzata con il nome del fantomatico "maresciallo Marco Gallinari Sicurezza di zona matricola 1547", 1.120 euro, una ricetrasmittente con auricolare, una catena in oro giallo, una bomboletta di spray al peperoncino e un paio di guanti da lavoro.
All’epoca, i veri carabinieri non erano riusciti a ricostruire la rete del finto collega. Tuttavia, hanno continuato a monitorarne i movimenti, fin quando, nella primavera scorsa, hanno capito che si era rimesso in azione col complice Narcisio. Qualche mese dopo, sono arrivate le prime denunce che sembravano indicare il coinvolgimento della coppia: ad Arese il 6 giugno, in zona Lambrate il 7 giugno, a Concorezzo il 10 giugno, a Livorno il 27 e il 29 giugno, il 14 luglio a Segrate.
L’analisi delle telecamere, i tracciati del gps e le testimonianze delle vittime, di età compresa tra 77 e 84 anni, non hanno lasciato dubbi al gip Livio Cristofano: "Gli indagati, ormai, hanno acquisito modalità e meccanismi consolidati di enorme efficacia criminosa, avvalendosi di una serie per nulla comune di accorgimenti, precauzioni e cautele onde evitare di essere identificati".