
Tribunale, toghe
Milano, 15 luglio 2014 - Per alcuni mesi hanno minacciato un imprenditore 45enne di diffondere tra i suoi familiari un video hard che documentava i suoi rapporti omosessuali, se non avesse dato loro 140mila euro. Ora la terza corte d'appello, pur diminuendo le pene in virtù del riconoscimento delle attenuanti generiche, ha confermato la condanna di tre brasiliani per concorso in estorsione. Invano uno dei difensori, l'avvocato Leonardo Tammaro, ne ha chiesto l'assoluzione, citando davanti ai giudici una sentenza con cui il tribunale di Roma lo scorso 25 giugno ha assolto una prostituta dall'accusa di estorsione, ritenendo che "ha diritto di essere retribuita e il profitto che ne consegue è giusto". Diversissimi, del resto i due casi. In quello romano l'imputata era una nigeriana che pretendeva da un cliente il pagamento di 100 euro per un prestazione sessuale. Nel caso milanese, i cugini T.S.D.S. e C.S.D.S. e la loro interprete J.C.B. pretendevano dall'imprenditore residente in zona Brera che continuasse a mantenerli, dopo che aveva già pagato con 15-20mila euro i 3-4 incontri intrattenuti con i due uomini tra il 2010 e il 2012, dopo aver conosciuto Thiago su un sito di incontri.
Fino al Natale di due anni fa, la vittima ha ceduto alle minacce, ma nel marzo 2013, dopo essersi trasferito invano a Forte dei Marmi nel tentativo di depistare i suoi persecutori, ha deciso di denunciare i tre, che sono stati arrestati nel maggio successivo. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Angelo Renna nel capo di imputazione, hanno intimidito il 45enne per costringerlo "a versare loro la somma complessiva di 140mila euro, minacciandolo altrimenti di diffondere un video hard che lo ritraeva durante un rapporto omosessuale, recandosi reiteramente, singolarmente e congiuntamente presso l'abitazione privata della persona offesa - così implicitamente dimostrando di conoscere il domicilio della persona offesa e della sua famiglia - e richiedendo di conferire direttamente con questa, contattando la persona offesa telefonicamente in modo assillante per avanzare la predetta richiesta, lasciando alla portineria dell'abitazione privata della persona offesa in data 15 marzo 2013 un biglietto manoscritto nel quale, tra l'altro, scriveva: 'Senti qua, figlio di puttana tu mi devi pagare 140mila euro... Io voglio quello che tu mi devi... Non mi interessa mi deve pagare te lo dico subito. Claudio è in Brasile, sta arrivando troppo arrabbiato perché anche lui vuole i suoi soldi: allora saremo tutti e due a fare casino da te'". Attiva anche la partecipazione alle intimidazioni da parte della donna, che "minacciava di riferire al padre della persona offesa delle sue abitudini sessuali".
Così, conclude il pm la descrizione delle accuse, "profittando delle condizioni di intimidazione sopra descritte, costringevano la predetta persona offesa a consegnare loro in data 6 maggio 2013 la somma di 5mila euro complessivi, durante un incontro nel corso del quale, reiteravano comunque la pretesa della somma sopra indicata che anzi veniva portata a 280mila euro complessivi (140mila a testa) affermando, il Thiago, che qualora non avesse versato la somma indicata sarebbe stata la fine della sua vita, che gli avrebbero inferto una pugnalata e che avrebbero poi raccontato tutto alla sua famiglia". I tre brasiliani il 2 gennaio scorso erano stati condannati in primo grado con rito abbreviato, dunque con lo sconto di un terzo della pena, a 4 anni e 8 mesi di reclusione e a 6mila euro di multa e all'espulsione dall'Italia a pena espiata dal giudice per l'udienza preliminare Fabrizio D'Arcangelo. Ora la terza corte d'appello, in parziale riforma della sentenza, ha concesso agli imputati le attenuanti generiche condannando i due uomini a 3 anni e 8 mesi e la donna a 2 anni e 10 mesi di reclusione.