
Minacce per soldi Condannati ultrà e Bombardini
Non tentata estorsione, ma esercizio abusivo delle proprie ragioni. Così i giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale hanno riqualificato il reato di cui sono accusati l’ex calciatore Davide Bombardini e i due capi ultrà dell’Inter Andrea Beretta e Claudio Morra. Il quarantanovenne, che in passato ha vestito le maglie di Palermo, Roma, Atalanta e Bologna, è stato condannato a 6 mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale; 6 mesi pure a Beretta, 10 a Morra. Secondo l’ipotesi del pm Leonardo Lesti, i tre, assieme a un complice "rimasto ignoto", avrebbero tentato di costringere "con minaccia" un presunto creditore dell’ex calciatore "a consegnare dapprima a Bombardini" e poi a Beretta e Morra "la somma di 100mila euro". E ciò malgrado, aveva scritto il pm, il cinquantanovenne che avrebbe subìto l’ipotizzato tentativo di estorsione "non avesse alcun debito nei confronti del Bombardini", dato che aveva "corrisposto" a lui il "saldo relativo all’acquisto delle quote sociali" dell’impresa edile Milano Procaccini srl, che l’ex trequartista rosanero "deteneva". I tre si sarebbero recati il 28 novembre 2018 in un cantiere dove il cinquantanovenne lavorava e avrebbero usato "toni e modi aggressivi e intimidatori" per richiedere quel "credito del tutto inesistente", dicendogli che se non avesse consegnato i soldi avrebbero "agito di conseguenza".
I due ultrà, in particolare, gli avrebbero detto che "erano creditori" dell’ex calciatore e che quindi "da adesso in poi sarebbero stati i suoi creditori e i 100mila euro avrebbe dovuto darli a loro". Il giorno dopo, Bombardini, che ha sempre respinto le accuse, avrebbe telefonato per ribadire "la richiesta illecita", dicendo che aveva "tempo fino alla sera per pagare", altrimenti "avrebbe visto cosa sarebbe successo". L’uomo, però, fece denuncia. Bombardini dovrà risarcire con 5mila euro la parte civile. "La sentenza verrà impugnata – ha spiegato il suo difensore Danilo Buongiorno –. Una sentenza che di fatto comunque ha accolto la tesi difensiva dell’inesistenza del reato di tentata estorsione". Verdetto che sarà impugnato anche dal legale di Beretta e Morra, l’avvocato Mirko Perlino.