
Una manifestazione ai tempi dei no green pass
Milano, 10 gennaio 2025 – Quando hanno letto che all’ospedale Niguarda era stata introdotta la figura dell’“infermiere leader per la vaccinazione”, col compito di proporre a pazienti e caregiver che aspettavano tra sale d’attesa e
casse ticke t di ricevere subito e senza dover prenotare i vaccini gratuiti cui hanno diritto e raccomandazione (antinfluenzale, antiCovid, antipneumococco e herpes zoster), a loro non è parso vero. Mica di vaccinarsi - sia mai -, ma di andare a infastidirlo: nel mondo alla rovescia dei no vax un’opinione (la loro) vale quanto i fatti dimostrati (e questionabili, ma col rigore del metodo scientifico), e ha “diritto“ a confrontarsi con essi trasformando un ospedale in palcoscenico alla faccia dei pazienti e dei loro diritti.La denuncia
L’autoproclamata “ispezione popolare” che il 31 ottobre 2024 si è conclusa con una denuncia da parte dei poliziotti del commissariato Greco Turro, guidato dal dirigente Carmine Mele, è costata un Daspo urbano di un anno a R.V., 34 enne residente nel Lecchese, infermiere (secondo siti “d’area“ ha subito tre licenziamenti per motivi disciplinari nel post-pandemia) e leader di un comitato che, sul suo sito, a un asserito impegno a difesa del diritto alla salute mescola una ricca proposta di aiuti a “esercitare il dissenso”, si tratti di “istruzione alternativa” per i figli, opposizione alla “svolta autoritaria digitale” (come lo “speed”, scritto così) o “non ricevere sangue da persone vaccinate”. C’è pure un blog da cui è partita, su conti apparentemente intestati a V., la “raccolta fondi per sostenere le spese legali” di sei attivisti denunciati per il blitz e il ricorso contro il foglio di via firmato il 17 dicembre dal questore Bruno Megale, che vieta all’infermiere di rimetter piede per un anno nel Comune di Milano (salvo autorizzazione della Questura per motivi di lavoro, studio o salute).
Il blitz
Quel giovedì, R.V. si presenta al centro prelievi del blocco Nord del Niguarda con altri cinque attivisti: volantinano ai pazienti e tempestano l’infermiera “leader” di domande “di natura discriminatoria e provocatoria”, si legge nel provvedimento. Poi si spostano al blocco Sud, ai poliambulatori frequentati anche da pazienti oncologici, e assediano a suon di “assassini” e accuse di “fare marketing” e “iniettare veleno” la vaccinatrice e la direttrice socio-sanitaria, che è intervenuta. Riprendono col cellulare l’impresa che finirà su YouTube, in un video dal titolo “L’infermiere facilitatore... in difficoltà“, in cui R.V. accusa i colleghi di “vendere vaccini” (che sono gratis), con annesso invito al mail bombing sull’ospedale agli oltre settemila che l’hanno visto.
I precedenti
È ancora online, nonostante la richiesta di rimozione del Niguarda, che ha denunciato i sei per violazione della privacy (hanno ripreso pazienti senza autorizzazione), diffamazione e interruzione di pubblico servizio: quel giorno l’ospedale ha dovuto sospendere le iniezioni antiflu,
chiamare la vigilanz a e poi la polizia per allontanare i no vax. Per V. non è la prima volta: nel 2022 è stato denunciato per resistenza e interruzione di pubblico servizio dalla Polfer di Bologna, che lo fece scendere da un Italo sul quale si era rifiutato di mostrare il Green Pass, riuscendo a causare un ritardo di 23 minuti. Un ospedale però non è un treno, ma un “luogo dedicato alla cura e alla tutela della salute pubblica, ove deve essere garantito un clima di sicurezza e serenità – si legge nel provvedimento –. La condotta di V. ben avrebbe potuto generare reazioni imprevedibili da parte dei presenti, compresi i pazienti, con conseguenze potenzialmente più gravi per l’ordine e la sicurezza pubblica”.