STEFANIA CONSENTI
Cronaca

Milano celebra il rivoluzionario Fiorucci e riscopre l’epoca che la rese capitale della moda e del design

L’omaggio allo stilista milanesissimo che contribuì all’affermazione della metropoli lombarda. Un percorso attraverso gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, fra via Torino e piazza San Babila

L'immagine di Elio Fiorucci, scomparso nel 2015 all'età di 80 anni, "vigila" sulla mostra

L'immagine di Elio Fiorucci, scomparso nel 2015 all'età di 80 anni, "vigila" sulla mostra

Milano, 6 novembre 2024 – È una narrazione intima, diretta. Ad accompagnare il visitatore in una sorta di “luna park“, in un divertissement visivo che si apre con una finestra sul mondo, quello ludico, gioioso, coloratissimo, immaginato e restituito da Elio Fiorucci, geniale anticipatore di tempi e di mode. Così, con la sua voce, ci si ritrova seduti in un’aula scolastica; lui, bambino, trascorre gli anni della seconda guerra mondiale a Piona, sul lago di Como. Compone un tema, ritrovato in archivio, nel quale già immagina il suo futuro di commerciante, come i suoi genitori, che avevano un negozio di pantofole e pianelle. Guarda dalla finestra, (la scuola che noia!) e sogna. E noi, aggiunge Fabio Cherstich – che ha curato l’allestimento della divertente mostra Elio Fiorucci, in Triennale,(sino al 16 marzo), a cura di Judith Clark – “sogniamo con lui. Abbiamo bucato quell’immaginaria lavagna e ci godiamo, da quella finestra, l’intera mostra, il mondo che avrebbe creato nel suo futuro. Non solo una serie di prodotti e oggetti ma soprattutto un’estetica nuova. La grandezza di Fiorucci? Essere stato irrefrenabile, una macchina delle idee”.

Milano ricorda il contributo di Fiorucci alla città attraverso una grande mostra alla Triennale
Milano ricorda il contributo di Fiorucci alla città attraverso una grande mostra alla Triennale

La riscoperta di un decennio mitico

L’esposizione è cronologica. Dall’archivio personale sono stati tratti video, bozzetti e una selezione di oggetti (dagli stivaletti in gomma bianca anni Ottanta alla giacca maculata impermeabile del 1976 sino ai jeans, come quelli dipinti a mano dall’artista Keith Haring) che raccontano lo stile inconfondibile di Fiorucci. Un mix di linguaggi, con registrazioni della voce di Elio finora inedite. “Grazie a Fiorucci – sottolinea Stefano Boeri, presidente della Triennale – Milano è stata per almeno due decenni uno dei magneti delle idee più avanzate della cultura giovanile internazionale e la culla delle contaminazioni più fertili e audaci non solo tra moda, design, arte visiva e pubblicità, ma anche tra cultura e commercio. Invadendo di colori e forme la Milano cupa degli anni Settanta e poi esportando la sua cometa cromatica nel mondo, Elio Fiorucci ha dato alla sua città il regalo di un primato nella creatività internazionale”.

Un tuffo nella moda e nei colori che hanno caratterizzato lo stile di Fiorucci
Un tuffo nella moda e nei colori che hanno caratterizzato lo stile di Fiorucci

Tutto cominciò in via Torino

Come non ricordare il negozio di via Torino, aperto nel 1974, un luogo d’incontro, con ristorante, giardino d’inverno, novità di libri e dischi. E quello di San Babila, “luogo di seduzione, festa, moda, business e gioco”. Non secondarie furono le amicizie con architetti come Sottsass, Branzi, De Lucchi. Fiorucci, non sempre fu compreso, non sempre fu vincente. “È caduto ma si è rialzato, è sempre andato avanti per la sua strada, controverso ma borghese, sempre un uomo libero, la cui fortuna è stata quella di non esser stato un intellettuale», racconta Cherstich. «Un uomo di pancia, che amava le donne, che dava fiducia agli altri, molto understatement e in questo perciò milanesissimo. Una cosa amava dire: “Il genio è altrove“. Fiorucci è ancora generativo, può ispirare nuove creatività”. Largo, quindi, ai giovani.