
La “regia privilegiata strada ferrata“ era destinata a unire Milano a Vienna. Realizzata per Ferdinando d’Austria, la fermata fu battezzata nel febbraio 1846.
Il battesimo della prima tratta di ferrovia "Ferdinandea" il 15 febbraio 1846. Nello stesso giorno, l’entrata ufficiale "in servizio" della stazione di Melzo, unica fermata intermedia del tronco fra Milano e Treviglio di lì ai successivi cent’anni.
La stazione di allora non esiste più da un pezzo, "ma la memoria, il ricordo, sono un dovere". Lo scritto che ricorda il "favoloso" giorno di febbraio, sottolinea l’enorme importanza di binari e stazione nella storia del borgo e invita a onorare i 179 anni dello scalo porta la firma della storica locale Fiorenza Mauri. Un giorno straordinario quello del varo della Milano-Treviglio, primo tronco della "Imperial regia privilegiata strada ferrata ferdinandea lombardo veneta", una delle prime ferrovie storiche europee, destinata ad unire Milano con Venezia e poi con Vienna.
Una sensazionale parata di nobili e notabili, mostrine e popolo, raccontata nelle cronache d’epoca: "Grandissima era la folla presso il ricco borgo di Melzo - così in un volume di Faustino Sanseverino - ove il traino, rallentata appositamente la rapidità della corsa, passò sotto un arco di trionfo, fra i suoni della musica ed il rimbombo dei mortaretti...".
Nelle immagini in bianco e nero dell’Archivio Fotografico Civico Melzo la stazione alla nascita. Un secolo dopo i bombardamenti e i crolli.
Nell’edificio del Dopoguerra un cambiamento di stile, e la "pensilina", elemento stilistico moderno, protezione da sole e intemperie per generazioni di nuovi pendolari. Perché la città, intanto, cresceva.
E dai treni scendevano, ogni giorno, operai e impiegati diretti alle storiche "fabbriche" del borgo Trivulzio: Tudor, Invernizzi, Galbani. "In stazione - ricorda Mauri - era custodito un grosso libro. Vi erano registrati tutti i capistazione di Melzo e i fatti di rilievo avvenuti in stazione dal giorno dell’inaugurazione al 1990. Quando l’ultimo capostazione venne promosso e trasferito alla stazione Centrale di Milano".
Una sorta di "diario di bordo" interrotto dal progresso: negli ultimi decenni il quadruplicamento ferroviario e l’alta velocità, il sacrificio di molti vecchi scali, le fermate automatizzate. Tutto è cambiato, il fiore all’occhiello resta. "La ferrovia, tra fine Ottocento e per buona parte del Novecento, ha attratto grandi industrie di rilievo nazionale. Ma oggi altre attività economiche contribuiscono alla vitalità della città. E tante famiglie, negli anni, hanno scelto di abitare a Melzo perché dotata di servizi: la stazione ferroviaria uno di questi". A ridosso dello scalo un polo di interscambio rinnovato qualche anno fa. Poco lontano i ruderi della vecchia Galbani, che ha infilato tuttavia la strada della trasformazione e della rinascita: scompariranno le macerie, arriveranno case, viali e verde.
Buon compleanno, dunque, stazione. Qualche proposta per festeggiare: "Realizzare in luoghi idonei della città, a partire dai due piazzali di accesso alla stazione ferroviaria, una mostra storica permanente in miniatura - ancora Fiorenza Mauri - esponendo immagini di diverse epoche della nostra stazione ferroviaria".
Nel 2026 arriveranno i 180 anni, "Un compleanno speciale. Potremmo proporre alla Fondazione Ferrovie Stato Italiane, Roma, di celebrarlo grandiosamente, considerata l’importanza che dall’Ottocento la ferrovia ha nella vita del Paese. Penso ad una mostra fotografica con video e presentazione a Milano, in stazione centrale, e poi ‘viaggiante’ di stazione in stazione della tratta".
Altra idea, quella di inserire un momento celebrativo sulla stazione ferroviaria nei programmi della prossima Fiera delle Palme.