
Indagano le Fiamme gialle di Milano
"La costante opera dell’ amministratore giudiziario, unitamente alla collaborazione piena e senza riserve offerta dai legali della società e dal management della stessa, hanno permesso la messa a punto di una riorganizzazione aziendale, di presidi di controllo e di procedure per la selezione dei fornitori". Con queste motivazioni il tribunale di Milano ha revocato, con quattro mesi di anticipo rispetto alla scadenza, l’amministrazione giudiziaria della società Manufactures Dior Srl, che era stata disposta con finalità non tanto "repressiva, quanto preventiva" poiché non sarebbe stata capace di arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo. L’indagine per presunto caporalato, reato contestato solamente ai titolari dei laboratori esterni alle porte di Milano dove venivano realizzati attraverso subappalti capi d’abbigliamento e accessori della griffe, è stata coordinata dal pm Paolo Storari e condotta dai carabinieri ed è simile ad altre già istruite come quella sulla Giorgio Armani Operations nei cui confronti di recente è stata chiusa, con due mesi di anticipo, la procedura di amministrazione giudiziaria.
Riguardo alla divisione manifatturiera della maison francese del lusso, i giudici della sezione misure di prevenzione hanno valutato una "reazione assolutamente positiva" della società alla misura applicata, su richiesta della Procura, in quanto "sono stati adottati concreti ed efficaci interventi per l’attuazione del programma" prescritto. Dior, si legge in una nota del colosso della moda, "continua a monitorare e a rafforzare le proprie procedure interne per continuare a garantire condizioni di lavoro eque e corrette a tutti coloro che contribuiscono alla realizzazione di prodotti della più alta qualità". Intanto arriva un’altro risultato, nell’ambito delle decine di inchieste che hanno messo sotto la lente le condizioni di lavoro in diversi settori e i cosiddetti "serbatoi di manodopera". La società GS spa del gruppo dei supermercati Carrefour Italia, infatti, ha versato al Fisco oltre 60 milioni di euro, dopo che nell’aprile dello scorso anno, in un filone di indagine della Gdf, era stato eseguito un sequestro per frode fiscale da 64,7 milioni di euro.
A.G.