Caso Maugeri, Formigoni in aula: "Miei atti incontestabili, solo leggerezza in amicizia"

Secondo l'accusa, l'ex assessore regionale lombardo avrebbe promosso un'associazione per delinquere per 14 anni tra il 1997 e il 2011. E' la prima volta, da quando è scattata l'inchiesta, che decide di presentarsi davanti ai giudici, ma solo per dichiarazioni spontanee- Il processo è stato aggiornato al 6 ottobre

Roberto Formigoni in Tribunale a Milano

Roberto Formigoni in Tribunale a Milano

Milano, 8 luglio 2015 - Questa mattina, in Tribunale, nell'aula della decima sezione penale di Milano, l'ex governatore lombardo e senatore Ncd, Roberto Formigoni si è presentato davanti ai giudici del processo sul caso Maugeri nel quale è imputato per associazione per delinquere e corruzione assieme, tra gli altri, all'ex assessore regionale Antonio Simone e al faccendiere Pierangelo Daccò. "Adesso vedrete", ha risposto il 'celeste' a chi ha provato a fermarlo per una battuta prima che l'udienza iniziasse. È la prima volta, da quando è scattata l'inchiesta sul caso Maugeri, che Formigoni decide di presentarsi davanti ai giudici per rispondere alle accuse.  Poi, una volta in aula, Formigoni ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, rilasciando però alcune dichiarazioni spontanee. L'ex presidente della Regione Lombardia Formigoni ha sottolineato infatti di non voler "sottrarsi al confronto". "Ritengo che la modalità delle dichiarazioni spontanee mi consenta di fornire una descrizione ampia, completa ed esauriente rispetto ai fatti di cui sono accusato - ha spiegato in aula - evitando il rischio che con l'interrogatorio ci si concentri su particolari distorcenti". Il 'celeste' ha parlato per circa tre ore. Il processo è stato aggiornato al 6 ottobre, quando verrà ascoltata Carla Vites, imputata e moglie di Antonio Simone. 

 

"MIEI ATTI INCONTESTABILI" - Formigoni all'inizio delle dichiarazioni ha voluto anche rivendicare la legittimità delle delibere regionali in materia sanitaria, "tutti atti sottoposti a plurimi controlli» da parte del Tar, del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, "magistrature" che hanno sempre "dato sostanzialmente ragione a Regione Lombardia". Poi, ha proseguito: "La legittimità dei miei atti da presidente della Regione Lombardia è incontestabile", spiegando di non aver "mai emanato atti in favore" di alcuno e che la Procura "si è concentrata sui rapporti personali con Daccò e Simone". "Alla Maugeri sono stati dati dei bei soldi - ha sottolineato - a mio avviso in modo del tutto legittimo. In 18 anni di presidenza non ho mai accettato che una delibera non venisse approvata all'unanimità - ha ribadito - ma gli atti secondo la Procura sono criminosi solo nel mio caso". Riferendosi all'accusa di associazione per delinquere, l'ex governatore lombardo si è difeso sostenendo di essere "accusato di aver creato un'associazione con un mucchio di gente che non conosco o che, nel 1997, ancora non conoscevo". E ancora: "Se non avessi conosciuto Daccò e Simone questo processo non sarebbe mai iniziato".

L'AMICIZIA CON DACCO' - L'ex governatore lombardo ha poi iniziato a raccontare l'origine del suo rapporto con Daccò che è "personale e amicale e che inizia nei primi anni del 2000". "Ho conosciuto Pierangelo Daccò nel 2001 e con il tempo è diventato un amico: è una persona con cui è simpatico stare e con cui trascorrevo periodi di vacanza". ha detto l'ex presidente della Regione. Formigoni ha spiegato di aver conosciuto nel 2001 Daccò, che all'epoca collaborava con l'ospedale Fatebenefratelli, durante il Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. "Mi presentò Daccò padre Schiavon - ha proseguito - e lo rividi l'anno successivo durante un incontro con l'allora presidente del Cile, quando si rafforzò la sua immagine come collaboratore del Fatebenefratelli". "Negli anni successivi si sviluppò un rapporto - ha sottolineato - e spesso passava nel mio ufficio per un saluto e per uno scambio di chiacchiere tra amici". Formigoni ha aggiunto di aver conosciuto l'ex assessore regionale Antonio Simone, anche lui imputato, "negli anni '70 quando entrambi eravamo responsabili del Movimento popolare".

VACANZE, YACHT E SCONTRINI - "Le barche erano di Daccò, che non le ha comprate per me ma per se stesso", ha proseguito Formigoni riferendosi ad alcune contestazioni contenute nel capo di imputazione. "Daccò mi invitava a bordo delle sue barche - ha sottolineato - e la mia unica colpa è quella di aver accettato l'invito di un amico". Rilasciando dichiarazioni spontanee in aula, Formigoni ha spiegato di essere "finito in uno scenario kafkiano, di totale fantasia". "Secondo l'accusa avrei cominciato a percepire le utilità dieci anni dopo l'inizio della mia attività delinquenziale a favore della Maugeri - ha aggiunto - e nonostante la mia capacità diabolica di corrompere sarei così fesso da non portare a casa nessun vantaggio nell'immediato". All'accusa di aver ottenuto benefit di lusso, tra cui l'uso esclusivo di yacht, da parte del faccendiere Pierangelo Daccò, Formigoni ha spiegato che lui andò in vacanza con Daccò "per un invito amicale e certamente Daccò non mi ha mai presentato il conto, entrambi godevamo di questo rapporto amicale e io allora avrei dovuto calcolare quanto spendevo per le cene in cui era ospite a casa mia e presentargli il conto?". Secondo l'ex presidente della Regione, che come fa solitamente nel corso delle dichiarazioni ha parlato di sé in terza persona, "sono state montate cose che non esistono, eravamo amici e forse posso dire di aver avuto soltanto qualche leggerezza". E ha sottolineato: "Il mio uso esclusivo della barca di Daccò", con riferimento alle parole dei pm nell'imputazione, "si riduce a 10-12 giorni di agosto e 1 o 2 week end nei mesi di luglio e settembre e quella barca Daccò la metteva a disposizione degli amici, delle sue figlie, sei loro fidanzati, delle figlie di Simone e di alte amiche e amici". Formigoni ha inoltre fatto notare che "io le vacanze come tanti italiani le faccio nel mese di agosto, perché mai mi è mancata la voglia di lavorare". E ha raccontato di essere andato spesso dal 2006 in poi in vacanza in Sardegna "quando Daccò e Simone mi invitavano".

"NON ESISTE UN CONTO RICONDUCIBILE A ME" - "Non esiste in tutto il mondo un conto riconducibile a me: la Procura ha fatto rogatorie anche in Papuasia ma non ha trovato un euro, un rublo o un dollaro". Lo ha spiegato l'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni negando, nel corso dell'udienza sul caso Maugeri, di aver ricevuto denaro da parte del faccendiere Pierangelo Daccò o di altre persone. "Non ho mai ricevuto un euro - ha aggiunto - e i miei conti sono trasparentissimi. Non ho mai visto i 600mila euro che secondo la Procura avrei ricevuto per la campagna elettorale - ha sottolineato - e ho mandato un biglietto di ringraziamento al professor Umberto Maugeri solo come gesto di cortesia ma anche di accortezza politica, come facevo con tutte le persone che mi aiutavano non economicamente nella campagna elettorale". Formigoni ha anche ribadito, riferendosi ad alcune contestazioni, che "nessuna legge vieta di usare contanti". "I miei conti sono tornati a movimentarsi quando c'è stata la mia veste istituzionale in Regione Lombardia e non quando Daccò è stato arrestato - ha concluso - perché ho ricominciato a pagare le spese per l'auto e la benzina e ho ripreso ad andare al ristorante quando avevo voglia di una serata di relax. Le uniche cose che mi è capitato di non pagare erano il parrucchiere e il caffè al bar vicino a casa".

"IN ESTATE SEMPRE UNA NUOVA FIAMMA" - "I giornali di gossip dell'epoca ogni estate pubblicavano foto del presidente della Regione Lombardia ed ogni anno mi veniva attribuita una fiamma diversa"Così Roberto Formigoni ha parlato nel corso delle dichiarazioni spontanee. "Una volta la fiamma attribuita era la figlia di Daccò - ha aggiunto  - un'altra volta un'altra giovane avvenente, ma non erano che le figlie o le amiche dei miei amici". Formigoni ha voluto rispondere, passando in rassegna le imputazioni contestate dai pm, anche dell'accusa di essersi fatto pagare circa 70 mila euro di cene al meeting di Cl a Rimini. Il 'celeste ha spesso ribadito ai giudici "quale tipo di kermesse" sia il meeting di Rimini, a cui hanno preso parte anche il Papa e premi Nobel, e ha detto più volte di essere lui il fondatore. E riguardo alle cene ha spiegato che lui "era richiesto da tantissime persone e a quelle di Daccò, che erano presentate da Piero per ampliare i suoi business, al massimo sono riuscito a passare qualche volta". 

"LEGGEREZZA IN AMICIZIA" - "Con il senno di poi posso imputarmi che mi sono esposto con leggerezza in un rapporto personale di confidenza, che all'esterno è stato visto malamente, ma questa amicizia non si è mai riverberata sulle mie scelte politiche", ha aggiunto Formigoni nelle tre ore di dichiarazioni spontanee. Il Celeste, concludendo, ha voluto anche rivendicare "la mia totale onestà e intelligenza" e il fatto che i suoi rapporti personali con il faccendiere Pierangelo Daccò e con l'ex assessore regionale Antonio Simone «non hanno mai avuto influenza sul mio ruolo in Regione e sono certo - ha aggiunto rivolto ai giudici - che voi ne terrete conto". Nell'ultima parte delle sue dichiarazioni l'ex governatore lombardo ha spiegato che la "Lombardia è l'unica regione in tuta Italia che nei miei anni di amministrazione ha raggiunto il pareggio di bilancio» in ambito sanitario e ha «garantito prestazioni e servizi che sono tra i primissimi in Italia ed Europa». Inoltre il senatore ha spiegato che Carlo Lucchina, ex direttore dell sanità lombarda e imputato nel processo, «ha svolto una funzione egregia". 

 

PM DEPOSITANO ATTI - Nel processo sul caso Maugeri a carico di Roberto Formigoni ed altri i pm di Milano Laura Pedio e Antonio Pastore hanno depositato anche alcuni atti dell'inchiesta sull'ormai ex presidente di Ferrovie Nord Milano, Norberto Achille, dai quali emergerebbe, secondo gli inquirenti, l'acquisto di alcuni quadri "da parte di funzionari di Fnm" per l'ex Governatore lombardo. Prima che il senatore iniziasse a rendere dichiarazioni spontanee, i pm hanno chiesto ai giudici di acquisire verbali, e-mail e documentazione contabile riferibile "all'acquisto di alcuni quadri", tra cui una "Madonna del '600 e altri dipinti di scuola lombarda e napoletana" che sarebbero stati regalati all'ex Governatore. Nell'ambito delle indagini sulle presunte spese 'pazze' dell'ex presidente di Fnm, infatti, il responsabile di un audit interno aveva spiegato che «sono stati individuati acquisti di 4 quadri (due dipinti da 4.000 euro ciascuno nel 2010, uno da 9.000 euro nel 2011, uno da 1.400 nel 2012), nessuno dei quali è risultato inventariato". I pm, inoltre, hanno acquisito oggi con un ordine di esibizione in Regione il decreto relativo alla nomina nel 2010 di Alberto Perego, amico di Formigoni, come membro del cda dell'Istituto Nazionale di Genetica Molecolare. E ne hanno chiesto l'acquisizione nel processo. 

 

L'ACCUSA - Secondo l'ipotesi accusatoria, dalle casse della fondazione Maugeri sarebbero usciti circa 61 milioni di euro in 10 anni, soldi da cui sarebbe stata creata la provvista per concedere benefit di lusso all'ex governatore per circa 8 milioni di euro, tra cui viaggi aerei, vacanze ai Caraibi e un maxi sconto sull'acquisto di una villa in Sardegna. In cambio, attraverso l'opera dell'ex assessore Simone e del faccendiere Daccò, la fondazione avrebbe ottenuto con delibere di Giunta favorevoli, circa 200 milioni di euro di rimborsi indebiti. Secondo l'accusa, Formigoni, difeso dai legali Mario Brusa e Luigi Stortoni, avrebbe promosso un'associazione per delinquere per 14 anni tra il 1997 e il 2011.

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