Pressioni per un incarico pubblico, Roberto Maroni ancora a processo

L'ex governtore rinviato a giudizio con le accuse di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente

Roberto Maroni

Roberto Maroni

Milano, 20 settembre 2020 - L'ex governatore lombardo Roberto Maroni dovrà affrontare un altro processo a Milano, dopo la condanna ad un anno in appello nel procedimento per presunte pressioni per favorire, quando guidava il Pirellone, una sua ex collaboratrice, Mara Carluccio, che lavorava con lui quando era ministro dell'Interno.

Oggi, infatti, su richiesta del pm Giovanni Polizzi, il gup Sara Cipolla lo ha rinviato a giudizio assieme ad un altro imputato (prima udienza il 2 dicembre alla quarta penale) per il caso di un contratto di cui ha beneficiato l'architetto Giulia Capel Badino in Ilspa (Infrastrutture lombarde spa). Maroni è stato mandato a processo con le accuse di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente per una vicenda molto simile a quella con al centro il lavoro che la sua ex collaboratrice Carluccio aveva ottenuto in Eupolis, ente regionale.

Secondo l'imputazione Maroni, «abusando della sua qualità di vertice dell'ente regionale nonché dei suoi poteri», avrebbe fatto pressioni sull'allora dg di Ilspa Guido Bonomelli, «affinché conferisse un incarico pubblico all'architetto». Per la Procura «Maroni, legato a Capel Badino da una relazione affettiva, induceva Bonomelli a conferire l'incarico a Capel Badino, individuando l'esigenza di un supporto tecnico specialistico» nel progetto della Città della Salute.

La Corte d'appello milanese, nel novembre 2019, aveva solamente riqualificato il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in turbata libertà degli incanti, in relazione all'accusa che riguardava l'incarico affidato in Eupolis a Mara Carluccio, costata la condanna ad un anno. Aveva confermato per l'ex governatore anche l'assoluzione, emessa in primo grado, per l'accusa di induzione indebita relativa al tentativo di far inserire, secondo l'accusa, a spese di Expo, Maria Grazia Paturzo nella delegazione per un viaggio a Tokyo nel 2014. Oggi è stato rinviato a giudizio anche Bonomelli, che risponde delle due accuse contestate a Maroni e anche di falso. La posizione di Capel Badino (che era indagata per false dichiarazioni al pm) era stata invece già stralciata dai pm.

"Andare a processo per un fatto in cui non c'entro nulla mi fa sentire vittima di una vera ingiustizia - ha commentato Maroni - come purtroppo accade troppo spesso. Ma ho le spalle larghe, ne ho passate tante e supererò anche questa ennesima ingiustizia. E non intendo rassegnarmi: bisogna tornare a lottare per una giustizia giusta".  Maroni, in un post su Facebook, ricostruisce che "l'incarico fu assegnato dalla società regionale in data 27 aprile 2018, quando io da oltre due mesi non ero più il governatore. La società agì dunque in piena autonomia, conferendo un affidamento diretto 'sotto soglia' in modo assolutamente regolare: per quel tipo di incarico la legge non prevede alcuna procedura di gara". 

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