MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Maria Carla Gatto, una vita coi minori che sbagliano: “Specchio di una società fragile”

La presidente del Tribunale dei minorenni in pensione dopo 45 anni: addio con un sorriso amaro. “Meno servizi sanitari, sociali e psicologici. Loro ne risentono. Al Beccaria servono stabilità e formazione”

Maria Carla Gatto, per otto anni presidente del Tribunale per i minorenni di Milano

Maria Carla Gatto, per otto anni presidente del Tribunale per i minorenni di Milano

Milano, 3 luglio 2025 – È un addio con il sorriso quello di Maria Carla Gatto, che chiude i suoi 45 anni di carriera di cui gli ultimi 8 trascorsi come presidente del Tribunale per i minorenni di Milano.

Formalmente lascerà il testimone il prossimo 10 luglio, giorno in cui andrà in pensione, intanto ieri ha voluto raccogliere attorno a sé i collaboratori: giudici, personale amministrativo e operatori dell’Istituto penale per i minorenni Cesare Beccaria e non solo “per un ringraziamento. Insieme abbiamo condiviso emozioni e decisioni. Un percorso non facile in cui abbiamo dovuto fare i conti con più sfide, dall’informatizzazione alla riforma Cartabia fino alle difficoltà dovute alla pandemia. Le abbiamo vinte facendo squadra”. Mettendo sempre al centro “il benessere dei minori più sfortunati”.

Ha potuto osservare i giovani da un punto di vista privilegiato. Quali cambiamenti ha notato? Quali le fragilità, oggi?

“Le fragilità non sono dei ragazzi ma della società. I cambiamenti sono, purtroppo, la riduzione dei servizi: sanitari e sociali. E la mancanza di figure autorevoli di riferimento. Ma anche la dipendenza sempre crescente dai social e il conseguente allontanamento dal mondo reale”.

C’è un aumento di italiani di seconda generazione e minori stranieri non accompagnati. Questo cosa comporta?

“Dei nuovi bisogni, che richiedono delle risposte diverse. Pensiamo ai ragazzi che vengono ristretti al Beccaria: il carcere è “l’ultima soluzione“. Ma prima cosa c’è stato? Molti minori stranieri non accompagnati evidentemente non beneficiano di accoglienza adeguata e spesso vengono intercettati solo quando commettono un reato. Le comunità per loro sono sempre meno. Mentre intanto aumentano coloro che hanno dipendenze da sostanze e presentano un disagio psichico, magari conseguenza dei traumi vissuti durante i percorsi migratori”.

Il carcere Beccaria resta problematico, con sovraffollamento e tensioni. Di cosa c’è bisogno?

“Di una gestione stabile. Ma anche di una formazione specifica per chi deve relazionarsi con i giovanissimi”.

La sua eredità?

“Lascio una squadra che funziona e che si è ringiovanita, che ha la possibilità di crescere sotto la guida di magistrati esperti. Il ricambio generazionale è un bene, perché consente di avere una maggiore sintonia con la società che cambia”.

Ha concluso presiedendo il Tribunale per i minorenni di Milano. Come ha iniziato?

“Ho ricoperto tutte le funzioni di primo e secondo grado del settore famiglia e minori. Sono stata giudice, poi consigliere della Corte d’Appello di Milano. La contestuale esperienza di formazione a livello nazionale dei magistrati mi ha consentito di allargare lo sguardo sul mondo giudiziario e accademico. La presidenza dei due Tribunali per i minorenni della Lombardia, prima a Brescia e poi a Milano mi ha permesso di avere una visione delle diverse caratteristiche, criticità e risorse, dei territori. Porto con me emozioni, esperienze di vita, ricordi che hanno contribuito ad arricchire la mia personalità”.