
di Simona Ballatore
"Il lavoro c’è. Appena esci da scuola lo trovi subito, anche prima. Ma soprattutto in questa fase storica del settore della ristorazione credo che la formazione, oltre ad arricchire il bagaglio culturale, offra un trampolino di lancio". Così Simone Ghirardi, 21enne di Paderno Dugnano, ha deciso di non fermarsi al diploma alberghiero: è tra i venti pionieri dell’Its, l’istituto tecnico superiore del Carlo Porta, la prima “università degli alberghieri“ di Milano, creata un anno fa in rete con Fondazione Minoprio. “Food & beverage management“ è l’indirizzo che ha scelto. Il secondo indirizzo, in partenza il prossimo anno, focalizza ospitalità e ristorazione su agrifood ed eventi sportivi e guarda anche a Milano-Cortina, con tutto il corollario di figure professionali che serviranno.
Simone ha iniziato ad appassionarsi alla cucina alle medie: "All’inizio ero indeciso tra l’alberghiero e il liceo delle scienze umane, in realtà. Ma quando durante i micro-inserimenti che organizzavano ho visto i laboratori non ho più avuto dubbi: mi hanno conquistato", racconta. Si è diplomato al Lagrange di Affori. I suoi piatti forti? "Cotoletta, risotto alla milanese, tiramisù e carbonara – sorride –, mi vengono bene i classici, ma oltre alla cucina mi piace il rapporto con il pubblico". Così dopo stage in prestigiosi ristoranti, come quello di Alessandro Borghese a City Life, e dopo avere lavorato una stagione in Calabria come aiuto cuoco, ha deciso di tornare sui banchi. Studia e lavora: sta facendo uno stage all’Osteria Papà Nicola. "All’inizio, dopo il diploma, puntavo alle università, pensavo a Scienze dell’alimentazione. Poi ho scoperto l’Its che stava nascendo al Carlo Porta per formare una nuova figura emergente, quella del manager del food e del beverage e ho deciso di approfondire". E così è pronto a ricominciare il suo secondo anno: lezioni il pomeriggio, dalle 14 alle 18-19, nelle aule dell’istituto Carlo Porta con nomi di spicco del settore, poi si corre al ristorante.
"Non si smette mai di migliorare – sottolinea –. Tanti giovani non vogliono più fare questo mestiere perché è sacrificante, non ci sono feste e serate. Io lo sapevo in partenza. Ma se sei determinato si possono ottenere ottimi risultati e si può emergere. Credo che continuare a studiare dia una marcia in più". Anche a costo di qualche rinuncia: "Ho un’altra grande passione, il calcio. Giocavo in eccellenza – ricorda – ma ho preferito puntare sul mio futuro, sulla mia crescita professionale". Il sogno - dopo un’esperienza all’estero tra Londra, Dublino o i Paesi Nordici - è lavorare per nomi importanti o ricoprire ruoli manageriali anche nella mixology, che sta scoprendo a scuola. "Credo che col turismo che cresce anche a Milano e gli eventi all’orizzonte il nostro sarà un settore chiave e si apriranno nuovi posti di lavoro e opportunità".