Il ricordo di Simone Feder, psicologo tra i fondatori del Movimento No Slot, torna al 2004 quando Fabio, 15 anni, gli chiese aiuto per curare suo padre, precipitato nel baratro della ludopatia. Poi è arrivata Anna che, giovanissima, si caricava sulle spalle la responsabilità di andare a cercare un genitore perso tra bar e sale slot, per riportarlo a casa. "Da allora la situazione è solo peggiorata – riflette Feder – e il gioco d’azzardo si è diffuso sui canali telematici rendendo ancora più facile l’accesso e più difficile la prevenzione. Un problema che riguarda tutte le fasce d’età, dai minorenni ai pensionati".
Quante persone avete in cura attualmente?
"La comunità Casa del Giovane di Pavia in questo momento sta ospitando quattro persone. A loro se ne aggiungono altre 20 che vivono nelle loro case ma sono seguiti e partecipano ai gruppi terapeutici, con i loro familiari. Provengono dalle situazioni più variegate, e tra loro c’è anche chi è malato di trading online, un problema sempre più diffuso".
Come vengono articolati gli interventi?
"La cura del gioco d’azzardo patologico è efficace solo se coinvolge attivamente i familiari. Trattare esclusivamente il giocatore non garantisce risultati duraturi e il nucleo familiare deve essere parte del percorso per sanare le radici profonde del problema. La famiglia, da vittima della patologia, può diventare una risorsa indispensabile per il cambiamento. Un altro aspetto fondamentale è quello del lavoro, che in molti casi resta l’unica ancora di salvezza. Gli interventi prevedono colloqui individuali o di coppia, trattamento residenziale per casi di alta resistenza o contesti compromessi, consulenza legale per la gestione dei debiti e il controllo finanziario. Alcuni hanno il pensiero ricorrente di togliersi la vita, e su questi casi bisogna prestare una particolare attenzione".
Quali effetti sta avendo, sul gioco d’azzardo, la diffusione delle criptovalute?
"La diffusione delle criptovalute tra gli studenti, anche giovanissimi, è preoccupante. I ragazzi sono molto più avanti dei professori, che non conoscono questo mondo. In generale basta uno smartphone per avere a disposizione infiniti sistemi per bruciare soldi, dai casinò online alle piattaforme di trading: sistemi sempre più accattivanti e studiati per rendere sempre più difficile tenere sotto controllo le spese".
Le associazioni degli esercenti fanno un distinguo tra gioco legale e illegale. Per voi andrebbe abolito in toto?
"Secondo noi tutte le forme di gioco fanno male. Ricordo una domanda che mi ha posto, una volta, un bambino di quinta elementare: “Se è legale, perché fa male?“. La risposta è che il confine fra lecito e illecito in questo mondo spesso è labile, e mi sembra assurdo parlare di un uso consapevole di qualcosa che in un attimo crea dipendenza nonostante sia legale. È chiaro, poi, che bisogna contrastare le organizzazioni criminali e chi si arricchisce sulla pelle delle famiglie. Noi vediamo ogni giorno le conseguenze di tutto questo, e quando ci sono bambini di mezzo la sofferenza è ancora più grande. Bisogna considerare che dietro ogni giocatore ci sono almeno sette o otto persone che rischiano di ammalarsi. I familiari rappresentano un pilastro fondamentale del percorso terapeutico: sono spesso i primi a notare un problema, sostengono il giocatore nel percorso e partecipano attivamente ai gruppi. Da vittime passive, quindi, si trasformano in protagonisti attivi del cambiamento".
Andrea Gianni