ANDREA GIANNI
Cronaca

Logistica e cooperative, sequestrati 33 milioni tra Kuehne+Nagel e Iperal

Ipotesi frode fiscale e somministrazione illecita di lavoratori. Da tutte le inchieste risarcimenti fiscali per 550 milioni di euro, stabilizzati oltre 49mila lavoratori

Logistica, nuove inchieste

Logistica, nuove inchieste

Milano – Iperal “ha incaricato” due addetti per “controllare l’operato di noi lavoratori”. E se il lavoro “non è stato fatto bene fanno delle fotografie che inviano su WhatsApp” al responsabile: “Quando ho iniziato a lavorare eravamo 24, adesso siamo in 4 (...) Ci fanno fare tanto lavoro in pochissimo tempo, ci chiedono di fare sempre di fretta. Il motivo è che ci pagano a ore, meno ore facciamo meno ci pagano”. È solo una delle decine di testimonianze, in questo caso resa da un addetto al carico e scarico della merce dipendente della cooperativa Fastec all’epoca fornitrice di manodopera per Iperal, raccolte dai pm Paolo Storari e Valentina Mondovì. Dai racconti “gli operai appaiono mere appendici della macchina”, come in un sistema “tayloristico” nel quale i responsabili della catena di supermercati controllano tutte le operazioni. Indagini che hanno portato a un sequestro preventivo d’urgenza per frode fiscale, disposto dai pm ed eseguito dalla Gdf, nei confronti di Iperal Supermercati per oltre 16,5 milioni di euro.

L’indagine su Kuehne+Nagel

Un altro sequestro è stato disposto, in un’indagine parallela, nei confronti di Kuehne+Nagel srl, colosso della logistica, per quasi 16,5 milioni. Le indagini, come molte altre coordinate dalla Procura, vedono al centro il “fenomeno della somministrazione illecita di manodopera”. Inchieste che finora hanno consentito di recuperare, con i risarcimenti fiscali, oltre 550 milioni di euro, ma non solo. L’altro effetto è stato la stabilizzazione di oltre 49mila lavoratori, che prima lavoravano per società esterne con appalti irregolari e sono stati assorbiti dai committenti.

Il “fenomeno della transumanza”

Per quanto riguarda l’inchiesta su Kuehne+Nagel (sono indagati il ramo italiano e il manager Ruggero Poli per contestazioni di frode fiscale dal 2020 al 2023), secondo le accuse oltre seimila lavoratori che facevano capo a trenta aziende in rapporti negli appalti di manodopera con il ramo italiano del colosso della logistica svizzero sarebbero stati “interessati dal fenomeno della transumanza”, ossia da passaggi da una società “serbatoio” all’altra. Emerge la cosiddetta “eterodirezione digitale”, attraverso un software, con un “controllo” ad esempio “sui tempi di lavoro”.

Le testimonianze

Nel 2020, tra l’altro, “in piena pandemia i casi di controllo diretto, anche invasivo della privacy, malcelati dietro esigenze igienico sanitarie si sono moltiplicati”. Nel “filone“ Iperal (indagata la società e l’ad Antonio Tirelli accusato di fronde fiscale dal 2021 al 2024), il presunto sfruttamento emerge da decine di testimonianze di addetti al carico e scarico, scaffalisti, addetti alla spesa online e alle pulizie, quasi tutti stranieri, impiegati in punti vendita lombardi. Parlano di carenza nella sicurezza, riduzioni degli organici e direttive che spingono a “svolgere le mansioni in pochissimo tempo”. Una 60enne dipendente Fastec che “mentre si accingeva a sistemare i prodotti sulla scala è caduta”. Poi mancati pagamenti, “orari destabilizzanti”, trasferimenti “come forma di punizione”. L’episodio raccontato da una ex dipendente di un’altra società esterna, Pak Logistics, che ha chiesto un permesso di due mesi per motivi legati alla cura del figlio: “Al mio rientro ho ricevuto una email dagli uffici della Pak e un messaggio con il quale mi veniva comunicato che il mio contratto era terminato. Mi è stato scritto: “Per te non c’è un nuovo posto, devi andare via“”. È stato ascoltato anche un consigliere del cda di Fastec: “Noi dovevamo stare a quelle condizioni, altrimenti cambiavano coop”.