REDAZIONE MILANO

Il crollo sul palazzo Generali. Il tetto messo in sicurezza. Rosati: "Può avere influito il caldo. I grattacieli vanno monitorati"

Struttura ancorata con i tiranti. Ora gli interventi per riaprire palazzo, piazza e centro commerciale. Il docente del Politecnico: "Lavoro lungo e complesso, bisogna studiare per evitare l’effetto-domino".

Struttura ancorata con i tiranti. Ora gli interventi per riaprire palazzo, piazza e centro commerciale. Il docente del Politecnico: "Lavoro lungo e complesso, bisogna studiare per evitare l’effetto-domino".

Struttura ancorata con i tiranti. Ora gli interventi per riaprire palazzo, piazza e centro commerciale. Il docente del Politecnico: "Lavoro lungo e complesso, bisogna studiare per evitare l’effetto-domino".

di Simona Ballatore

"I punti delicati di un edificio sono quelli dove termina e le zone d’angolo: qui il vento genera azioni che sono difficili da schematizzare, da modellare. Ci si concentra su questi aspetti, ma c’è il rischio di dimenticare altri limiti, ad esempio derivanti dalle sollecitazioni indotte dalle variazioni di temperatura". Gianpaolo Rosati, docente del Politecnico di Milano, è tra gli ingegneri strutturisti più noti d’Europa, è stato il super-perito del ponte Morandi nell’indagine sul crollo del 2018 ed è esperto di “Engineering failure analysis“.

Cos’è successo al “Cappello rosso“ di Milano?

"Premessa: c’è una tendenza generale ad assecondare qualsiasi spunto di carattere estetico. L’uomo vuole sempre raggiungere i limiti e pensa di essere al di sopra della natura, ma poi si paga. Lo abbiamo visto in Italia, ma anche all’estero. Non c’è mai un’unica causa dietro simili situazioni, ma è sempre una miscela di cause. Serviranno gli accertamenti della Procura per risolvere il caso, non si può procedere a colpo d’occhio anche se la struttura adesso è quasi totalmente visibile".

E da qui, cosa vediamo?

"La struttura che sostiene questa gigantesca insegna è reticolare, come la Tour Eiffel e la struttura portante della Statua della Libertà: strutture così, se ben progettate e realizzate, sono più sicure delle opere in calcestruzzo. In questo caso è “reticolare spaziale“: più complicata e può avere zone d’ombra e problematiche che non sono state completamente affrontate".

E siamo a 190 metri di altezza.

"A questa altezza le strutture devono essere leggere perché influenzano il comportamento dell’edificio stesso: non lo si può sovraccaricare. Per realizzarle vengono utilizzati tubi in acciaio che possono essere a compressione, con una geometria funzionale a sostenerle. L’acciaio si comporta molto bene nelle trazioni; in compressione si dovrebbe comportare allo stesso modo ma a certe condizioni può collassare. Si parla di instabilità per carico di punta ed è un collasso che conosciamo, che è calcolabile, ma che è insidioso. Potrebbe essere successo nel nostro caso".

Non c’era vento.

"Quella struttura è dimensionata per resistere all’effetto del vento, che si tiene sempre nella massima considerazione a quelle altezze. Modelli così vengono testati nella Galleria del Vento".

Può avere influito il caldo?

"La struttura è totalmente esposta ai raggi del sole o, meglio: con il movimento del sole c’è un parte sempre al sole e una parte in ombra, zone che arrivano a 70 gradi e altre a 30. Gli elementi che compongono la struttura sono tesi e compressi, non sono liberi nello spazio, ma condizionati dai loro vicini. Con il caldo si allungano, col freddo di accorciano. Se sono liberi nello spazio non succede nulla, ma se sono vincolati tra loro - come potrebbe essere in questo caso - non possono allungarsi e vengono sottoposti a sollecitazioni e sforzi. Nella parte in cui la struttura è compressa si possono sovrapporre altre pressioni, la struttura esce dai limiti e si affloscia, come abbiamo visto".

E minacciava di crollare giù.

"Per fortuna l’acciaio si adagia pian piano: riusciamo a evacuare le persone e ad avere un minimo di tempo per interdire la parte sotto. È un’insegna che se crollasse - danni a parte - potrebbe uccidere: pesa decine di tonnellate, è una bomba a quell’altezza e la zona da interdire sarebbe significativa, le lastre potrebbero volare a 20-30 metri di distanza".

Le norme oggi tengono conto dei cambiamenti climatici?

"Ci danno un’indicazione su quali variazioni termiche dobbiamo inserire nei nostri calcoli, ma potrebbero non essere ancora adeguate alla situazione e alle temperature che viviamo oggi. La normativa viene aggiornata ma in tempi più lunghi. C’è anche la fatica termica da considerare, la variazione tra giorno e notte, tra estate e inverno, con la struttura che continua ad allungarsi e accorciarsi. Un cambiamento di tensione può essere dannoso se non previsto e correttamente valutato".

Come procedere per la messa in sicurezza dell’insegna?

"Sarà molto impegnativa, non può essere fatta a braccio. Va progettata ed è più difficile farlo rispetto alla realizzazione di una nuova struttura. Va rilevato quello che è successo, bisogna studiare il luogo dopo l’incidente prima di procedere, altrimenti si rischia l’effetto domino. Anche un’eventuale demolizione è più complicata della costruzione".

Esiste un monitoraggio dei grattacieli e di queste opere?

"I ponti più importanti sono controllati, dovrebbero essere monitorati anche edifici di queste altezze, anche se è un’operazione molto delicata".