
L’opera in memoria della bambina lasciata morire di stenti dalla madre era stata già vandalizzata ancor prima dell’inaugurazione a San Giuliano.
Vandali contro la memoria della piccola Diana Pifferi. Per la zia "un gesto orrendo". Inaugurata il 12 luglio 2025, la targa era già stata danneggiata prima ancora del taglio del nastro. Nella notte tra giovedì e venerdì, l’ennesimo sfregio: il cippo dedicato a Diana Pifferi – la bambina morta di stenti a soli 18 mesi perché abbandonata dalla madre Alessia – è stato nuovamente profanato nei giardini di via Indipendenza, nella frazione Borgolombardo, dove vive la zia della piccola.
Dure le parole di Viviana Pifferi, sorella di Alessia, zia di Diana: "Un gesto orrendo. Viviamo in un mondo che va cambiato. Basta con queste cattiverie gratuite – protesta –. Se si generalizza parlando degli extracomunitari si sbaglia, se si generalizza parlando dei giovani si sbaglia. Il fatto è che viviamo in una zona dove avvengono episodi orrendi. Ne parlavo proprio con il sindaco, all’inaugurazione della targa per mia nipote, che era già stata vandalizzata una prima volta".
Anche il sindaco di San Giuliano Milanese, Marco Segala, ha espresso la sua indignazione per il vile gesto vandalico: "Difficile trovare parole per descrivere chi riesce a profanare persino una targa in memoria di una bambina – commenta amareggiato –. Un gesto vile, incomprensibile, che ferisce l’intera comunità. Diana non meritava la tragica sorte che ha subito e ancor meno meritava di essere oltraggiata una seconda volta da chi non ha rispetto né pietà, nemmeno per i defunti".
La vicenda di Diana aveva scosso l’opinione pubblica nazionale: la madre, Alessia Pifferi, è stata condannata all’ergastolo per aver lasciato la figlia da sola in casa per sei giorni, provocandone la morte per stenti. La donna aveva abbandonato la piccola in un appartamento di Ponte Lambro, a Milano.
Dopo le indagini e la condanna in primo grado, la bimba è stata tumulata nel cimitero di San Giuliano Milanese, città dove risiede appunto la zia materna, che fin dall’inizio ha puntato il dito contro la sorella assassina: "Io ho vissuto con mia sorella e vi posso garantire che non è la persona che sta venendo fuori o la poverina come viene descritta – aveva detto dopo la tragedia –. Non ha mai avuto problemi, l’unico suo problema è che non aveva voglia di lavorare. Lei poteva darmela la bambina. Io per Diana c’ero, ci sono centinaia di messaggi sul telefono. Mi ha anche nascosto di essere incinta".
L’intitolazione del parco è stata decisa all’unanimità dal Consiglio comunale di San Giuliano Milanese, che con una mozione ha voluto dedicare uno spazio pubblico alla memoria della piccola Diana. Spazio purtroppo sfregiato già due volte in poco tempo.
mail: massimiliano.saggese@ilgiorno.it