
Lo schianto letale. Travolto da un’auto sulla bici elettrica a due passi da casa
Milano, 11 gennaio 2024 – Ivano Calzighetti era quasi arrivato a casa. Mancavano poche pedalate per percorrere via Pistrucci, svoltare a destra in via Farsaglia e di nuovo a destra per raggiungere lo stabile di via Ennio dove viveva con la compagna e il figlio di tre anni. E invece in viale Umbria la bicicletta elettrica dell’uomo, 37 anni compiuti la vigilia di Natale, si è scontrata con la Peugeot 208 guidata da una venticinquenne. Calzighetti è stato sbalzato prima sul parabrezza e poi sull’asfalto, e neppure il caschetto che indossava è riuscito ad attutire l’impatto. La conducente e un amico hanno subito chiamato i soccorsi, ma i sanitari di Areu, intervenuti alle 2.38 di ieri, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del ciclista.
È la cronaca del primo incidente letale del 2024, che allunga una serie nera che ha funestato l’intero 2023. Al momento dello schianto, i semafori in quel tratto di circonvallazione esterna erano funzionanti. Quindi, uno dei due veicoli ha "bruciato" il rosso. Quale? È l’interrogativo attorno al quale ruota l’indagine dei vigili del Radiomobile sull’accertamento delle responsabilità, anche se gli approfondimenti investigativi si preannunciano molto complicati da portare avanti. Stando alle prime informazioni, non ci sono testimoni oculari dell’accaduto: prima di essere accompagnata in codice verde al Policlinico, la conducente della 208, che verrà indagata per omicidio stradale, avrebbe dichiarato di essere passata col verde, ma è evidente che non bastano le sue dichiarazioni né quelle del ventiduenne che era con lei (a sua volta trasportato in ospedale per lievi contusioni) a fare piena luce sull’accaduto. Il punto d’impatto non è coperto da telecamere di videosorveglianza: gli agenti della polizia locale stanno acquisendo i filmati registrati da alcuni occhi elettronici installati in viale Umbria e in via Maestri Campionesi, nella speranza che almeno un fotogramma abbia immortalato il colore di uno dei semafori al momento dello schianto.
Da ieri il nome di Ivano Calzighetti, titolare del bar Blue Velvet di Buccinasco, fa parte della tragica lista delle persone che hanno perso la vita sulle strade cittadine. Una lista lunghissima, che conta sei decessi tra i ciclisti in poco più di 11 mesi. Il primo febbraio 2023, la trentottenne Francesca Veronica D’Incà è stata falciata dal camion di una ditta di traslochi all’incrocio tra piazzale Loreto e viale Brianza, con una dinamica da angolo cieco che si è ripetuta con modalità drammaticamente simili il 20 aprile. Quella mattina è toccato a Cristina Scozia, 39 anni, uccisa da una betoniera mentre pedalava in via Francesco Sforza all’angolo con corso di Porta Vittoria su una pista ciclabile poi finita al centro di un’inchiesta della Procura. Diciotto giorni dopo, Tianjiao Li, cinese di 54 anni, è stato travolto da un tir in via Comasina: cuoco in un ristorante, percorreva in bici i 7,5 chilometri che separavano casa sua, a Cormano, dal locale in zona Stazione Centrale.
Pure lui vittima dell’angolo cieco. Così come la ciclista sessantenne Alfina D’Amato, uccisa in piazza Durante il 22 giugno, presa in pieno da una betoniera che avanzava come lei lungo via Predabissi e che ha svoltato a destra senza accorgersi della sua presenza. Discorso diverso per la tragica fine della ventottenne Francesca Quaglia, originaria di Medicina, morta il 29 agosto tra viale Caldara e corso di Porta Romana: la sua bici si trovava alla sinistra di un mezzo pesante quando è stata agganciata alla ripartenza al semaforo e schiacciata. Traduttrice specializzata in lingue scandinave, lavorava nel bar del Cinemino di via Seneca. A meno di un chilometro dal luogo in cui ieri notte è morto Ivano Calzighetti.