Milano, 20 luglio 2024 – “La pianificazione funebre è una lista dei desideri di come vorresti essere ricordato dai tuoi cari". Così Lisa Martignetti, funeral planner bergamasca, sintetizza in poche battute la sua professione. Un mestiere, quello dell’organizzatrice di funerali, dalla forte connotazione anglosassone; basti pensare che la star di Beverly Hills 90210 Shannen Doherty, recentemente deceduta dopo una lunga lotta contro il cancro, aveva scelto di affidarsi proprio a una funeral planner per dare l’ultimo addio ai propri cari.
In Italia, invece, tra riti scaramantici e scongiuri, la morte resta un tabù, un argomento capace di genere timore e inquietudine. In arte “La ragazza dei cimiteri“, Martignetti sui social ha racimolato in egual misura follower e critiche. Eppure, con il suo sorriso smagliante e la sua sede di lavoro dai toni pastello, la giovane operatrice funebre prova ad abbattere gli stereotipi che tormentano la sua professione. Per Lisa Martignetti, infatti, organizzare il proprio funerale è "un atto d’amore verso se stessi, ma soprattutto verso i propri cari".

Perché hai scelto questa professione?
"Ho deciso di intraprendere questo viaggio dopo la morte di mio padre, anche lui operatore funebre. Mi ha chiesto di organizzare il suo funerale e insieme abbiamo scritto la sua lista dei desideri. È stata la sua richiesta prima di morire o, meglio, di partire".
Di che cosa si occupa un’organizzatrice di funerali?
"Analizzo nei dettagli gli aspetti della vita di chi sceglie di intraprendere questo percorso: dai ricordi più cari fino ai gusti musicali. Si tratta di un viaggio introspettivo grazie al quale progettiamo il funerale. Insieme stiliamo anche una black list: una lista di chi non è il benvenuto alle esequie. Non è un gesto rancoroso, ma un modo per tutelare quel momento rendendolo più intimo".
Perché rivolgersi a una funeral planner?
"Per non lasciare incombenze ai propri cari. Spesso si rivolgono a me diversi malati oncologici: sono persone che vivono con la consapevolezza di andarsene e che, con altruismo, non vogliono far gravare sulle spalle dei propri cari il peso delle scelte burocratiche che la morte porta con sé. La dura verità è una sola: quando un nostro caro ci lascia, anche dopo una lunga malattia, non si è mai pronti ad affronta il vuoto che proviamo".
Nella nostra società la morte è ancora molto stigmatizzata .
"Abbiamo scelto di congelare la parola morte. Un tempo i nostri nonni erano abituati a parlarne: i miei avevano comprato in anticipo il loro loculo. Io lo trovo un gesto di grande consapevolezza: la morte è parte della vita, ma oggi ci culliamo nell’illusione di essere immortali. È solo affrontando questo tema che possiamo smettere di vivere la morte come un tabù".
Il suo è anche un mestiere in cui i pregiudizi non mancano: le capita di esserne vittima?
"Non manca chi, al mio arrivo, fa il gesto delle corna o tocca ferro, ma ormai sono abituata. Ciò che mi stupisce ancora sono gli stereotipi di genere nel settore funerario: essere donna in questo ramo è difficile perché viene percepito come un mestiere da uomo. Io, in quanto donna, sono una fonte di vita e non capisco perché dinanzi alla morte debba essere messa in un angolo".
Le è mai capitato di ricevere critiche sui social?
"Spesso vengo criticata perché parlo del mio lavoro sorridendo. Ma è ovvio che non sorrido quando supporto le famiglie che mi scelgono perché so cosa stanno vivendo. Ogni incontro, ogni persona, ogni vita diventa una storia da custodire nel mio cuore".