
L’impegno per gli ultimi "Col Polibus in periferia le cure a chi non le ha"
MILANO
Non solo aiuto e sostegno medico alle vittime di guerra in 20 Paesi. L’organizzazione indipendente fondata da Gino Strada porta avanti la sua missione a difesa del "diritto ad essere curato" anche nella città dove tutto è partito nel 1994, Milano. Con un progetto mobile che garantisce assistenza medica e infermieristica di base nei quartieri più periferici. "La clinica mobile è partita nell’anno di Expo. Alle cure affianchiamo servizi di orientamento socio-sanitario, mediazione culturale e supporto psicologico" spiega Loredana Carpentieri, 38 anni, che è coordinatrice del progetto di ambulatorio mobile “Polibus“ e mediatrice culturale. L’équipe include, oltre a lei, un medico, un’infermiera, tre mediatori culturali, due psicologi, l’autista-logista, a cui si aggiungono una trentina di figure volontarie.
"Con gli anni abbiamo aumentato il numero di postazioni mobili: lunedì la clinica mobile è in via Odazio, il giorno dopo via Faà di Bruno, il mercoledì e venerdì ci spostiamo in via Benedetto Marcello, il giovedì in piazzale Selinunte. Di recente è stato aperto anche uno sportello nella sede di via Santa Croce dove operano anche pediatri". I pazienti visitati sono stati l’anno scorso 2.139: tre su 4 sono uomini, l’età media è compresa fra 18 e 40. La maggior parte (il 44%) sono extracomunitari con permesso di soggiorno. "Costoro, per le barriere linguistiche e amministrative, non sanno neppure di avere diritto a un medico di base". Il resto dell’utenza include extracomunitari irregolari (40%) e meno del 10% formato da europei regolari e irregolari. Gli italiani sono il 4% ma ovviamente sono coperti dal servizio sanitario nazionale. Nel dettaglio, l’anno scorso le visite di medicina generale sono 6.162. Qualche centinaio in più le consulenze di orientamento socio-sanitario (6.586). Dal 2019 gli operatori di Emergency offrono anche supporto psicologico (gli interventi ammontano a 405 nel 2022): "Un servizio che abbiamo implementato per far fronte all’aumento del disagio. Molte richieste arrivano dai sudamericani, soprattutto donne. In altre culture invece il sostegno in ambito mentale è ancora minato dallo stigma sociale".
È un progetto pilota di lotta alla povertà partito l’anno scorso “Nessuno escluso” che opera con postazioni in Lorenteggio, piazzale Cuoco, Piazzale Selinunte, al Gratosoglio e al parco Trotter. "Un’evoluzione dell’intervento di Emergency nel 2020, quando abbiamo distribuito 20mila pacchi alimentari. Al termine della pandemia ci siamo resi conto che troppe persone erano rimaste in situazioni di fragilità. Il progetto ha l’obiettivo di garantire alle persone vulnerabili un accesso equo e inclusivo alla rete territoriale sociale" sottolinea Carpentieri. Il contributo alimentare costituisce la prima forma di aiuto che si affianca a un programma più ampio che include la ricerca di un lavoro stabile, di una casa, la regolarizzazione dei documenti, l’aiuto per ottenere sussidi come il reddito di cittadinanza. L’aiuto ha riguardato l’anno scorso 1.380 famiglie per un totale 5.382 persone. I pacchi distribuiti sono oltre 27mila. A bussare alla porta donne nel 70% dei casi e prevalentemente di nazionalità italiana (il 27%, oltre 1 su 4) ma anche marocchina, egiziana, peruviana, ucraina e romena. Il reddito familiare medio degli utenti supportati è stato pari a 750 euro al mese, cifra del tutto insufficiente a sopravvivere in città.
A.L.