SIMONA BALLATORE
Cronaca

Inchiesta urbanistica a Milano, l’esposto che ha dato il via: torri al posto di capannoni. Un faro sul sistema diffuso

L’avvocata Dini: “Non denunce fini a se stesse. Milano riparta e cambi modello”

L’esposto che ha dato il via. Torri al posto di capannoni. Un faro sul sistema diffuso

L’esposto che ha dato il via. Torri al posto di capannoni. Un faro sul sistema diffuso

Tutto iniziò dall’esposto di alcuni condomini di piazza Aspromonte su "possibili violazioni delle norme urbanistiche": oggi si trovano a convivere con "una palazzina di sette piani nel cortile". "Un progetto che mi era parso subito piuttosto “eccentrico“ – ricorda l’avvocata Veronica Dini, esperta di questioni ambientali e urbanistiche, che prese in mano la faccenda – ma non ci saremmo mai immaginati che avrebbe portato a tutto questo". Settantaquattro indagati, tra cui il sindaco di Milano Giuseppe Sala, sei richieste di arresto (una a carico dell’assessore all’Urbanistica Tancredi), tre cantieri sotto sequestro, 13 bloccati, pratiche ferme.

Approfondisci:

Scandalo urbanistica a Milano, chiesto l’arresto per Manfredi Catella e per l’assessore Giancarlo Tancredi. Tra gli indagati Stefano Boeri

Scandalo urbanistica a Milano, chiesto l’arresto per Manfredi Catella e per l’assessore Giancarlo Tancredi. Tra gli indagati Stefano Boeri

Quando ha capito che il quadro era ben più complicato?

"Subito dopo il caso di piazza Aspromonte, sollevato da due vicini di casa che avevano cominciato a informarsi nel 2018 chiedendo gli accessi agli atti, mi sono arrivate altre segnalazioni simili ed è stato quello a destare un certo allarme. Abbiamo voluto approfondire. Le determine dirigenziali - seppur firmate dai singoli - ci hanno fatto intuire che il sistema fosse piuttosto diffuso: costruzioni con mere Scia, convenzioni, progetti che non passavano dal consiglio comunale, pochi oneri di urbanizzazione".

Così avete portato il primo caso sul tavolo della Procura di Milano, il 13 luglio del 2022.

"E ci è sorta una domanda: possibile che tutto sia stato fatto all’insaputa del livello politico? È sfuggito qualcosa di enorme, che ha ripercussioni di carattere economico, o si è trattato di un sistema quanto meno tollerato?"

Approfondisci:

Giuseppe Sala è indagato nell’inchiesta sullo scandalo edilizio a Milano. Il sindaco rigetta le accuse: “È allucinante saperlo dai giornali”

Giuseppe Sala è indagato nell’inchiesta sullo scandalo edilizio a Milano. Il sindaco rigetta le accuse: “È allucinante saperlo dai giornali”

Che risposta si è data?

"È una questione che chiarirà la magistratura, ma delle due una. E in entrambi i casi è un problema politico oltre che giudiziario che va risolto. Anche perché il primo esposto è del 2019, ma di segnalazioni di “torri al posto dei capannoni“, per semplificare, ne stanno continuando ad arrivare. Come di progetti imponenti senza piani attuativi o con convezioni formate solo a livello dirigenziale. Si pensi, per esempio, al progetto per il Museo della Resistenza, che tanto ha fatto parlare in passato per il glicine. Anche in questo caso, la procedura è stata analoga. Credo servano più trasparenza, passaggi in consiglio comunale e coinvolgimento dei municipi e dei cittadini".

Approfondisci:

“Siamo un popolo a cui piace la sudditanza”: la commissione Paesaggio schiacciata da architetti e immobiliaristi?

“Siamo un popolo a cui piace la sudditanza”: la commissione Paesaggio schiacciata da architetti e immobiliaristi?

È cambiato qualcosa in questi mesi?

"Nel marzo del 2024 la Giunta ha approvato una delibera di indirizzo, orientandosi sulle indicazioni delle prime ordinanze. Però, di fatto, non è cambiato quasi nulla. Invece di procedere con esposti, anch’io ho inviato segnalazioni al Comune quando riscontravo qualche anomalia o situazione poco chiara, come in via Gassendi: il Comune ha chiesto di trasformare la Scia in permesso di costruire ma è tutto fermo da un anno. Come il buco di via Crema, dopo la demolizione della villetta Liberty. L’area è abbandonata e quando piove si creano pure danni alle costruzioni vicine. Insomma, abbiamo fatto bene a presentare quel primo esposto ma la domanda è: “E ora?“.

Come sbloccare la situazione?

"Certo non con un Salva Milano, che per fortuna si è fermato. I cittadini hanno denunciato non solo per demolire un sistema, ma per rivendicare un modello diverso, più inclusivo e in grado di affrontare le sfide ambientali e climatiche. Dopo due anni, non si può aspettare oltre: non sono centinaia le pratiche bloccate, ma una trentina, non siamo ancora di fronte a una situazione ingestibile. Ora si può e si deve intervenire però, visto che il numero aumenta progressivamente".

Lei sta seguendo anche il caso dello studentato di via Valtellina, ancora sotto sequestro.

"Sì, gli studenti si sono dichiarati persone offese. Poi vedremo come evolverà la situazione. È un altro dei temi caldi: al di là del caso specifico, sappiamo che abbiamo perso la possibilità di costruire alcuni studentati che sarebbero stati finanziati con il Pnrr. Insieme agli studenti stiamo conducendo una ricerca per fare luce anche sulle convenzioni tra pubblico e privato per i posti letto: perché se alcune di quelle stipulate dal Comune sembrano vantaggiose rispetto al mercato poi ci sono variabili che vengono applicate a valle e che fanno lievitare i prezzi a carico degli studenti, per aumentare i profitti".

Fine del “modello Milano place to be“?

"Spero che Milano sia modello per altre cose, meno effimere. Ha tutte le carte per esserlo. Quella che si è vista finora non è una Milano sostenibile né tanto meno equa. C’è stata una grossa miopia, non si è voluto guardare aI cambiamenti climatici per riprogettare la città, anche se basta affacciarsi alla finestra per capire le priorità. Spero che da queste inchieste Milano capisca che la soluzione non è più quella di cementificare e pensare che un tetto verde basti a compensare le perdite causate. Milano deve diventare un modello culturale, di inclusione sociale e un modello per la tutela dell’ambiente. Perché queste sono le vere emergenze".