SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’esperimento sociale in un film. Finescuola mai, ciak alla Puecher: 50 studenti nelle classi senza prof

L’ultimo lungometraggio di Fabio Martina con i ragazzi di seconda media e una troupe di professionisti "La generazione post-Covid irrequieta che sorprende davanti alla camera e cerca adulti di riferimento".

L’ultimo lungometraggio di Fabio Martina con i ragazzi di seconda media e una troupe di professionisti "La generazione post-Covid irrequieta che sorprende davanti alla camera e cerca adulti di riferimento".

L’ultimo lungometraggio di Fabio Martina con i ragazzi di seconda media e una troupe di professionisti "La generazione post-Covid irrequieta che sorprende davanti alla camera e cerca adulti di riferimento".

Per un mese e mezzo, in piena estate, sono rimasti nella loro scuola media - la Puecher dell’istituto Rinnovata Pizzigoni - per girare un film. Un esperimento sociale e un lungometraggio sperimentale, che ha unito gli studenti - trasformati in attori - a una troupe di professionisti, guidata dal regista Fabio Martina. Il risultato è Finescuola Mai e arriva in anteprima al Balóss Milan Junior Film Festival.

Martina, com’è stato lavorare con i ragazzi?"Ho scritto la prima traccia del film e poi l’ho ripassata a loro, l’ho riattualizzata con loro. Gestire 50 ragazzi di seconda media, in preadolescenza e in estate, è stato da una parte complesso, dall’altra esaltante. La generazione post-covid è più irrequieta, ho sfasciato otto megafoni: il problema era “prenderli“, ma quando li mettevi davanti alla camera iniziavano a recitare come veri attori. Il cast lo avevo già fatto durante i laboratori, vedendo come si raccontavano davanti ai cellulari. Sono straordinari, ce l’hanno nel sangue".

È un film nella scuola, sulla scuola."Raccontiamo una scuola media in cui i professori sembrano estinti. I ragazzi entrano in classe come sempre, ma non ci sono i docenti. Pian pian si convincono a continuare a fare lezioni di ecologia, di sessualità, di ambiente, di “social“. Ripropongono però la dinamica frontale, alcuni compagni si staccano, convinti che a scuola ci si debba divertire, impossessandosi di un lato della scuola, come in una sorta di Il signore delle mosche. È un film che si inserisce in quella letteratura per ragazzi e pone questioni, si rivolge a loro ma diventa anche uno strumento per chiedere agli adulti - e ai professori - che ruolo hanno e devono avere rispetto ai ragazzi".

I cancelli restano aperti, non ci sono prof né bidelli, ma non escono da scuola. Perché?"Perché in un contesto educativo e formativo più complesso, i ragazzi la vedono come un luogo a cui appartengono, in cui stare e vivere amicizie. Ai miei tempi c’era il cortile, oggi dove si incontrano? La scuola è diventata un luogo di identità. Nel film, quando vedono che non ci sono i professori, si sentono prima galvanizzati e poi spaesati. Non abbandonano la scuola che li protegge e della quale non possono fare a meno".

Dove verrà distribuito il film?"Proveremo con i festival, lo stesso Balóss è inserito in un network internazionale di cinema per ragazzi. E cercheremo una distribuzione nelle scuole, perché fa riflettere. Anche i professori della Puecher si sono sentiti coinvolti nelle domande che il film pone sulla scuola, sul Finescuola Mai, appunto".