La “Leonessa dei Balcani” di via Padova condannata ancora a 4 anni: “Fu terrorismo”

Processo d’appello bis dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza. Ma il caso non è chiuso. "Accuse inconsistenti, ora un nuovo ricorso"

Nella memoria del suo telefono furono trovati manuali e video pro Isis

Nella memoria del suo telefono furono trovati manuali e video pro Isis

Milano – Bleona Tafallari è stata condannata a quattro anni di reclusione per l’accusa più grave, quella di terrorismo internazionale. I giudici milanesi, al termine del processo d’appello bis, ieri hanno confermato infatti quel verdetto che l’anno scorso fu annullato dalla Cassazione con la richiesta di "valutare quale corretta definizione giuridica dare al fatto". Terrorismo o attività di indottrinamento online, senza legami concreti con una rete internazionale di attentatori? Per i giudici della Seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello, sulla base degli atti è ritenuta provata la prima ipotesi.

La 21enne kosovara finita al centro di un complesso caso giudiziario, intanto, si trova agli arresti domiciliari in una comunità romana vicino al mondo cattolico dove, secondo la relazione dei responsabili, sta portando avanti un percorso che l’ha portata a "convenire sul valore della pace e della legalità democratica". Presto potrebbe tornare in libertà per aver scontato la condanna, ma il caso non è ancora chiuso perché il suo difensore, l’avvocato Giuseppe De Carlo, ha annunciato un nuovo ricorso in Cassazione.

Bleona Tafallari fu arrestata il 17 novembre 2021 in un appartamento in via Padova a Milano, nell’ambito di un’indagine della Digos coordinata dal pm Leonardo Lesti. La ragazza, battezzata nelle cronache dell’epoca come “leonessa dei Balcani", aveva sposato le idee del radicalismo islamico e conduceva attività di propaganda e proselitismo sui social.

Nella memoria del suo telefono, col nickname di “Al Muhajirah” (“Sposa pellegrina”), la Digos aveva scovato manuali per l’addestramento e video pro Isis. Un caso che si è intersecato anche con l’attentato che insanguinò le strade di Vienna. Il marito di Bleona, l’ingegnere Veliqi Perparim, residente in Germania, fu infatti perquisito dalla polizia tedesca per un presunto collegamento con Kujtim Fejzulai, il 20enne che il 2 novembre 2020 uccise quattro persone e ne ferì altre 22 con un fucile d’assalto nella capitale austriaca. Secondo le indagini difensive, però, Perparim "non è stato neanche indagato dall’autorità giudiziaria tedesca per terrorismo ed è un uomo libero che studia e lavora", mentre l’inchiesta a carico di Gashi Drillon e Shalaku Blinor, altri due uomini ritenuti complici dell’attentatore (secondo gli inquirenti italiani in contatto con la coppia) "è stata archiviata dall’autorità giudiziaria austriaca".

In primo grado Bleona è stata condannata a 3 anni e 4 mesi per istigazione a commettere reati con l’aggravante del mezzo informatico. In Appello, il ribaltone: i giudici hanno ritenuto provata l’accusa più grave di terrorismo internazionale, aumentando la pena a 4 anni. Il nuovo colpo di scena in Cassazione, con l’annullamento della condanna. E infine il nuovo processo d’appello, che ieri si è concluso con la conferma dei 4 anni per terrorismo internazionale. "Abbiamo prodotto l’archiviazione dell’autorità giudiziaria austriaca riguardo la posizione di Gashi e Shalaku – spiega l’avvocato De Carlo – e, nonostante questo, Tafallari è stata condannata, mentre Veliqi, Gashi e Shalaku sono liberi in Germania. Attendiamo le motivazioni della sentenza, che sarà depositata entro 60 giorni, poi ricorreremo nuovamente in Cassazione".

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