ANNA GIORGI
Cronaca

Lasciò morire la figlia: "Pifferi fu manipolata". Indagate due psicologhe e anche l’avvocatessa

Avrebbero fornito alla donna una tesi alternativa per ottenere il vizio di mente. La sorella della 37enne: subito chiarezza. L’accusa di falso ideologico per la legale.

Lasciò morire la figlia: "Pifferi fu manipolata". Indagate due psicologhe e anche l’avvocatessa

Lasciò morire la figlia: "Pifferi fu manipolata". Indagate due psicologhe e anche l’avvocatessa

Il futuro giudiziario di Alessia Pifferi, la mamma di 37 anni, in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato per avere lasciato morire di stenti la sua bambina Diana di 18 mesi, si gioca tutto sulla sua capacità o meno di intendere e volere: ergastolo nel primo caso, morte come conseguenza di un altro reato, che potrebbe essere maltrattamenti o addirittura solo abbandono di minore (come aveva preannunciato la sua avvocata Alessia Pontenani) nell’altro. Il sospetto della procura, con l’indagine aperta ieri, è che le due psicologhe di San Vittore insieme all’avvocata Pontenani abbiano "manipolato" la Pifferi: obiettivo ultimo quello di convincere la mamma assassina a fornire una tesi difensiva alternativa (rispetto a quella fornita nell’interrogatorio) che facesse emergere appunto un ipotetico vizio di mente e le evitasse l’ergastolo.

Le due psicologhe, di 44 e 58 anni, sono per questo accusate di favoreggiamento e falso ideologico, l’avvocato della Pifferi, Alessia Pontenani, è indagata, invece per falso ideologico.

L’ordinanza che ha disposto una perquisizione negli uffici e nelle abitazione delle tre indagate nasce da una precedente contestazione che il pm Francesco De Tommasi aveva mosso, già durante la scorsa udienza, nei confronti della relazione depositata dalle due psicologhe e finita nel fascicolo della indagine. In particolare aveva pubblicamente contestato alle due professioniste di avere “effettuato un colloquio di monitoraggio psicologico” con la detenuta, senza riportare il contenuto della conversazione e limitandosi a riportare formalmente un “tutto bene”, laddove invece avevano intrapreso un dialogo specifico sulla vicenda processuale della Pifferi, che nulla aveva a che fare con una assistenza psicologica, con l’aggravante di avere commesso il fatto in atto pubblico.

Secondo il pm sarebbe stato attestato "falsamente" che la donna "aveva un quoziente intellettivo pari a quello di una bimba di sette anni". Per farlo le psicologhe avrebbero utilizzato il "test di Wais non utile a fini diagnostici". Le due professioniste avrebbero quindi svolto, secondo il pm, una "vera e propria consulenza difensiva, non rientrante nelle loro competenze". "Inoltre – spiega il pm – gli esiti del test erano incompatibili con le caratteristiche psichiche della detenuta che si presentava, anche in cella, lucida, orientata nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali e determinata".

Alla base dei presunti illeciti commessi, in particolare, da una delle due psicologhe ci sarebbe, come ipotizzato dagli inquirenti, un movente "antisociale". In una delle intercettazioni, la professionista avrebbe detto che: "voleva scardinare il sistema, goccia dopo goccia, salvando le vittime della giustizia".

Agli atti una telefonata tra la psicologa e l’avvocata, nella quale le due si sarebbero complimentate a vicenda dopo il test di Wais: "Ce l’abbiamo fatta". Nella perquisizioni a casa della psicologa sono stati trovati molti farmaci e 10mila euro in contanti. Anche su questo gli inquirenti vogliono vederci chiaro. Non solo, il sospetto è che le psicologhe abbiano applicato lo stesso metodo di “supporto psicologico” anche ad altre quattro detenute, tra queste Lucia Finetti, condannata all’ergastolo per aver ucciso il marito, e Patrizia Coluzzi condannata a dodici anni per aver soffocato la figlia. In una durissima nota l’Ordine degli avvocati e la Camera penale di Milano parlano di "funzione difensiva messa in pericolo". "Sentire queste cose onestamente fa venire i capelli dritti, spero sia fatta chiarezza. Alessia in udienza è comunque una persona diversa da come era prima", dice la sorella Viviana Pifferi.