di Marianna Vazzana
MILANO
Lunghe pareti di carta con le finestre dipinte ricreano una città. A un certo punto, su foglietti colorati emergono parole. Si fanno strada volti. Mentre, dalle celle aperte, voci raccontano. Tutto ha un senso: “Gli artisti sono quelli che fanno casino. Frammenti dal carcere di San Vittore”. È la mostra inaugurata ieri che apre alla città lo spazio di ReverseLab: un tempo questa galleria seminterrata lunga 50 metri era destinata all’isolamento dei detenuti considerati più pericolosi. Poi, dismessa dalla seconda metà degli anni Ottanta, è diventata un deposito. Oggi è un laboratorio permanente dedicato alla produzione artistica e culturale. ReverseLab si inserisce nell’ambito delle attività di Off Campus San Vittore, gestito dal Politecnico di Milano e aperto nel 2022 all’interno del carcere. Ora, largo all’opera corale realizzata dall’artista Maurice Pefura, nato a Parigi da genitori camerunensi, creata insieme a una quarantina di detenuti e agenti di polizia penitenziaria durante un workshop tra marzo e giugno. Tutti possono ammirarla (apertura al pubblico sabato e lunedì, su due turni, dal 28 settembre al 28 ottobre. Obbligatorio iscriversi su www.eventi.polimi.it) alimentando lo scambio tra la casa circondariale e la città. Un progetto nato dalla sinergia tra carcere, Politecnico e PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, reso possibile dal contributo di Fondazione di Comunità Milano, in collaborazione con Forme Tentative e Philo – Pratiche filosofiche.
Tra le frasi dei detenuti si legge "Coraggio", "Tempo, più veloce!", "comporre, comporsi insieme". Ma anche "ho perso la luna" che è pure il nome dato a una delle celle aperte. "Una sorta di richiamo al “diritto al cielo“, che è stato riconosciuto pure in una sentenza. Tutti devono poterlo guardare", sottolinea Mauro Palma, garante dei detenuti. "Da milanese, non ero mai entrata nel carcere di San Vittore. Per me l’arte – parole della rettrice del Politecnico, Donatella Sciuto – è un linguaggio potentissimo, universale. Off Campus è un progetto a cui tengo molto, perché aiuta anche il Politecnico ad aprirsi".
"Il carcere può essere un posto di appiattimento, ma anche di grande fermento. Si possono scoprire risorse e anche talenti", evidenzia Giacinto Siciliano, il direttore della Casa circondariale dove oggi ci sono 1.077 detenuti, 998 uomini e 79 donne. Ancora: "Il carcere deve garantire spazi per attività trattamentali e cioè lavoro, studio, sport, religione", sottolinea Maria Milano Franco D’Aragona, provveditrice regionale dell’amministrazione penitenziaria, del Ministero della Giustizia. E ReverseLab diventerà proprio uno spazio di partecipazione. Oltre che casa di nuove opere d’arte da mostrare alla città in un dialogo infinito.