
Controlli dei carabinieri in una stazione ferroviaria
Le rapine a bordo o nelle stazioni sono quasi triplicate: dalle minimo 32, massimo 43 segnalate tra il 2020 e il 2023 sono balzate a 101 l’anno scorso. I furti, in aumento quasi costante nello stesso periodo, sono raddoppiati dai 206 del ’23 a 432, e negli stessi dodici mesi pure gli atti osceni sono aumentati del 107%, da 27 a 56. Sono i fatti più gravi, con un codice giallo o rosso in stile vecchio pronto soccorso, a crescere sui treni regionali e sulle banchine: lo cerfitica il "Focal point security" di Trenord, che raccoglie le segnalazioni del personale, e lo denunciano i consiglieri del Pd al Pirellone che ne hanno ottenuto i dati con un accesso agli atti del capodelegazione in Commissione Trasporti Simone Negri. Che osserva come la responsabilità di far fronte al problema sia "della Regione, in particolare dell’assessorato alla Sicurezza guidato da un big di Fratelli d’Italia come Romano La Russa".
Le segnalazioni, classificate in bianco, giallo o rosso a seconda della gravità, non sono tutte in aumento nei cinque anni. Ad esempio gli atti vandalici (codice bianco) ebbero un boom di 1.100 nel 2021 e l’anno scorso ne sono stati riportati 597, il numero più basso dopo i 488 del 2020 pandemico; i graffiti sono scesi per la prima volta sotto quota duemila (1.609) e la categoria "altro" è crollata da oltre quattromila casi nel 2020-21 a 1.711; ma parliamo di questioni come "sovraffollamento di rider" o "presenza di indigenti, che non ci sembrano molto pertinenti", osservano i consiglieri dem, mentre ad esempio i "viaggiatori intemperanti" (sempre codice bianco) l’anno scorso sono stati 1.703, anch’essi quasi raddoppiati rispetto al periodo 2021-23. Altro capitolo sono i codici gialli come i citati atti osceni e le minacce (472 segnalate l’anno scorso, il numero più alto nel quinquennio) e quelli rossi come le rapine, o le aggressioni: 362 nel ’24, vicine al record di 365 del’23.
Vuol dire in media più di un caso di minacce e quasi un’aggressione al giorno, rimarcano i dem bollando come "ondivaghi e insufficienti" i progetti annunciati dalla Regione come le bodycam per il personale viaggiante ("Erano già state annunciate nel 2018") e le guardie giurate ("Introdotte nel 2017, poi accantonate e reintrodotte di recente su tre linee, S9, S1 e S13, per periodi limitati"), o i protocolli per il presidio delle stazioni firmati con le Prefetture di Pavia, Lecco e Varese e i Comuni interessati, ma finanziati con 24 mila o 30 mila euro, "che possono pagare due agenti per una o due uscite al mese per stazione", accusano i consiglieri dem, ricordando d’aver chiesto a più riprese che Palazzo Lombardia stanziasse risorse destinate a "installare tornelli nelle stazioni e aumentare il personale", ricorda Gigi Ponti.
Invece, "la Regione ha tagliato del 40% l’investimento già esiguo nella sicurezza, pari allo 0,012% del bilancio", aggiunge Gianmario Fragomeli. "E tutto deve cadere sulle spalle dei sindaci", conclude Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd che boccia pure la proposta d’impiegare la Polizia locale nelle stazioni: "È l’ipocrisia della destra, che fa della sicurezza la sua bandiera ma non dà alcuna risposta concreta".