La testa sulla spalla: quel piccolo gesto di ritorno dal mare

Durante un viaggio in auto, Claudio e Negri vivono momenti di incomunicabilità che culminano con un'eclissi ignorata. Questo evento segna il destino della coppia, portando a conseguenze inaspettate.

Negri

Arrivarono alla diramazione per Ravenna che era ancora buio. Era stato fin lì un viaggio silenzioso, le minime sillabe necessarie tra i due. La radio grondava di sonno arretrato. Quello speciale sonno delle alogene, dell’erba nera della campagna, dei capannoni lunghi chilometri. L’oriente, limpido e già quasi marino, sbiancava. Poi, all’universo piacendo, spuntò il sole. Avevano ritagliato nel loro tempo affollato una vacanza di qualche giorno, a mare ancora freddo, primaverile. All’autogrill litigarono, ma nemmeno poi tanto. Lui si sentiva frainteso, lei si sentiva sola. Ma stava sorgendo un sole arancione, spropositato, a filo di un orizzonte terso, da record ottico. Un sole grande il triplo, non ancora accecante, ma di una sua luce quasi notturna, da lanterna cinese. E su quel disco non ancora fuso, in basso a destra, stava crescendo un netto spicchio di buio. “Guarda, l’eclissi!” si infervorò lui. “Ma sì – commentò lei con poco entusiasmo – lo dicevano anche prima alla radio, è comunque una cosa parziale, minima...”. E guardò da un’altra parte. Con l’eclissi davanti, ma tutto il carosello degli astri si era già spento sul parabrezza, lui guidò fino a un mare di ferro. Furono, manco a dirlo, giorni di quella spessa e stanca incomunicabilità che piaceva tanto a Michelangelo Antonioni. L’eclissi per loro non fu parziale: di lì a qualche sabato lui avrebbe avuto un grave malore al giornale e quasi ci restava. Poi sette mesi di ospedale, la vita ribaltata anche per lei e con una bambina da tirare grande. Durante quegli ignari giorni al mare avevano continuato a non trovarsi nello stesso universo, nemmeno davanti alla multicolore pietà alcoolica di un cocktail con svista mare. Ma nel viaggio di ritorno, passando all’alba nell’aria amara delle saline di Ravenna, lei avrà un antico gesto tenero: poserà per un secondo la testa sulla spalla di lui. Non era poco, per quei tempi. Specie per quelli a venire. Ma come potevano saperlo? Quel gesto forse non avrebbe ricalibrato un’eclisse o rimesso in sesto acuto una vita. Però era comunque un bel gesto. E lui se lo fece bastare.

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