La Sicurezza Urbana a Milano: c'è chi chiede più polizia e chi più assistenti sociali

Il direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano esamina la sicurezza urbana reale e percepita, le due "mappe" che non coincidono sempre, e le conseguenze della riduzione di servizi sociali e spazi di incontro.



La Sicurezza Urbana a Milano: c'è chi chiede più polizia e chi più assistenti sociali

La Sicurezza Urbana a Milano: c'è chi chiede più polizia e chi più assistenti sociali

Massimo Bricocoli, direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico, si è occupato di sicurezza urbana anche alla fine degli anni Novanta "quando era diventato un tema dominante a Milano, con i vigili di quartiere".

Sicurezza urbana, reale e percepita: le due “mappe“ coincidono?

"Prima di tutto c’è un tema di luoghi: quelli in cui avvengono i reati non necessariamente sono gli stessi in cui la percezione di insicurezza è più alta e viceversa. Furti, borseggi e scippi avvengono spesso nei luoghi centrali, più frequentati, e non nelle zone più periferiche. E non c’è solo lo spazio pubblico, ma tutto un universo di spazi privati dove il tema della violenza è rilevante e non si vede. La mappa della sicurezza urbana si compone di tanti elementi".

Aumenta ovunque la percezione di insicurezza?

"Come sostiene il sociologo francese Robert Castel, c’è un’insicurezza sociale e un’insicurezza civile. La prima aumenta quando le condizioni degli individui e le protezioni sociali da cui dipendono condizioni economiche e sociali entrano in crisi. Questo influenza anche l’insicurezza civile. In molte città italiane, inclusa Milano, la condizione di vita delle persone è sempre più difficile e questo produce una separazione grande tra chi gode della città e chi rischia di subire la città. Una “frizione“ che chiamiamo insicurezza urbana, appunto. Da un lato c’è chi chiede più polizia e più vigili, dall’altro chi chiede più assistenza sociale. Due polarità molto rilevanti".

E chi ha la meglio?

"Tendenzialmente, nel dibattito pubblico, “vince“ la prima: si tende a garantire sicurezza nell’immediato, si vede di più. Come sono più visibili furti da 500mila euro in pieno centro e la ricchezza dei vari status symbol esibita sui social. La vita più complicata per molti, soprattutto nei contesti periferici, non ha la stessa evidenza sul web e in tivù. Ma anche rientrare la sera con i mezzi pubblici fuori Milano è un tema di sicurezza urbana, sia percepita che reale".

Che fare quindi?

"La sperimentazione di vigili nei quartieri in molte città aveva generato interesse, sono stati messi un po’ da parte anche se potrebbero servire. Ma più in generale bisogna lavorare sulla dotazione di servizi per la vita quotidiana delle persone. Anche chiudere tre piscine scoperte ha a che fare con la sicurezza. Sottrarre alla città dotazioni sociali, spazi di incontro e di accesso pubblico è una responsabilità molto grande nei confronti di chi non può godere della città allo stesso modo. Quando si riducono le certezze di molti aumenta l’insicurezza".

Si.Ba.