NICOLA PALMA E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Il dolore della madre di Juan Carlos, investito in monopattino: "Quanto è dura sapere che vai via"

L’addio sui social di familiari e amici del trentatreenne ucciso. Il pregiudicato D’Amico rimane in carcere. Negli atti la confessione al gip e il tentativo di depistaggio

Juan Carlos Quinga Guevara, morto a 33 anni

Milano, 13 marzo 2023 – “Piccolo mio, Dio ti abbia nella sua gloria. Quanto è duro sapere che te ne vai". Duro affrontare "la perdita di un figlio". Un dolore indicibile concentrato in poche righe: le scrive sul suo profilo Facebook Sally, la madre di Juan Carlos Quinga Guevara, il ragazzo ecuadoregno di 33 anni travolto e ucciso venerdì notte mentre andava al lavoro in monopattino, preso in pieno da una Bmw all’incrocio tra viale Famagosta e via Beldiletto, a poche centinaia di metri dal magazzino del Carrefour dove lavorava come addetto alla logistica per conto della cooperativa H2O. Sui profili social di familiari e amici, da quattro giorni si moltiplicano i messaggi di cordoglio e i nastri neri per il lutto, con la scritta "Fa male che tu non sia qui".

Originario di Guayaquil, Juan Carlos aveva vissuto a Quito prima di trasferirsi alle porte di Milano (viveva a Pero) in cerca di un futuro insieme ad altri familiari. Aveva studiato amministrazione nel settore alberghiero e turismo all’Istituto Tecnológico Universitario Cordillera. Tra i lavori, scriveva lui stesso sui social, quelli di autista per conto di una compagnia aerea e cassiere. Tra le foto di momenti felici, quelle con il fratello e il nipotino e con gli amici, ma anche delle vacanze. Un passato che ora è custodito da chi lo ha conosciuto, come il fratello Joel, che vive a Quito: "Sei in anticipo fratello, mi mancherai per tutta la vita. Presto ci rivedremo". Gli amici intanto non smettono di far sentire il loro calore a tutta la famiglia. "È uno di quei giorni – parole di Diego – in cui pensi di svegliarti e di essere in un brutto sogno. Oggi ci lasciamo con il sapore amaro di averti perso. Dio ti abbia in gloria fratello mio. A tutta la famiglia le mie più sentite condoglianze, da parte di tutto il gruppo". Quello degli amici, con cui Juan Carlos giocava a calcio e organizzava feste, "tanti momenti che abbiamo condiviso insieme". E che ora resteranno per sempre nei ricordi di chi ha conosciuto il trentatreenne.

Ieri, intanto, il gip Tommaso Perna ha convalidato l’arresto di chi ne ha provocato la morte, il pregiudicato Giuseppe D’Amico, e ha disposto che resti a San Vittore in custodia cautelare. Nel provvedimento con cui il giudice ha accolto le richieste del pm Francesco De Tommasi, vengono riportate le parole che l’arrestato ha detto nel corso dell’interrogatorio di garanzia: il ventinovenne ha ammesso di essersi messo alla guida nonostante avesse bevuto e assunto cocaina e con la patente revocata a seguito di un’altra omissione di soccorso nel 2019, di una sanzione per guida in stato di ebbrezza nel 2020 e di una terza violazione nel maggio 2022 ("Giravo con il permessino scaduto").

Inizialmente, era stata la ragazza che era con lui a prendersi la colpa, ma in un secondo momento la ventiseienne R.C., indagata per favoreggiamento, ha ritrattato la prima versione fornita agli agenti del Radiomobile della polizia locale e fatto il nome di D’Amico, che si è allontanato a piedi subito dopo l’investimento letale. Decisive per la ricostruzione della dinamica le testimonianze di un automobilista e di un collega di Quinga Guevara, che lo precedeva di dieci metri con un altro monopattino e che è riuscito ad attraversare le strisce pedonali qualche secondo prima che la Bmw piombasse sul trentatreenne. Il gip ha ridimensionato l’entità del presunto concorso di colpa da attribuire al monopattinista, attribuendo la quasi totalità della responsabilità a D’Amico: per il giudice, il conducente della macchina avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione a un incrocio con semaforo lampeggiante, per di più di notte, e moderando la velocità.