GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

All’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano una terrazza intitolata a Carlo Clerici medico prestigiatore amato dai bimbi

È quella al settimo piano di via Venezian, nel reparto di Pediatria Oncologica dove ha lavorato per 28 anni. La moglie Elisabetta: amava venir qui perché voleva bene ai suoi pazienti, alle loro famiglie e ai colleghi

Elisabetta e Cecilia, moglie e figlia di Clerici. Sopra Daniela, Alessia e Christian Aldieri con la primaria Maura Massimino e il presidente Gustavo Galmozzi

Elisabetta e Cecilia, moglie e figlia di Clerici. Sopra Daniela, Alessia e Christian Aldieri con la primaria Maura Massimino e il presidente Gustavo Galmozzi

Milano, 20 luglio 2025 – La terrazza al settimo piano dell’Istituto Nazionale dei Tumori ora è intitolata a Carlo Clerici, il medico prestigiatore, il medico che sapeva far sentire magico ogni suo piccolo paziente, ogni bambino al quale la malattia e la degenza in ospedale toglievano, giocoforza, il sorriso e l’autostima. Quella che ora porta il suo nome è proprio la terrazza del reparto di Pediatria Oncologica, dove Clerici ha lavorato per 28 anni prima di venire a mancare, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio scorso, a 55 anni, per l’aggravarsi di un tumore. 

La cerimonia 

Fino ad un anno fa, la terrazza Clerici era un luogo sostanzialmente grigio, grigio-cemento, e impersonale. A trasformarlo in un luogo accogliente e colorato sono state quattro associazioni senza scopo di lucro, che hanno raccolto fondi e curato i lavori di risistemazione e arredo: “Aldieri for Children“, “Il Sogno di Ale“, “Chicca il sole esiste per tutti“ e la onlus “Eleonora Cocchia-Vivere a Colori“. La cerimonia di intitolazione si è svolta venerdì mattina alla presenza di Gustavo Galmozzi, presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Maura Massimino, direttrice della Struttura Complessa di Pediatria, Elisabetta Lamarque e Celeste, nell’ordine moglie e figlia di Clerici, Christian e Daniela Aldieri, fondatori dell’omonima onlus, e Nadia Rossin, che insieme al marito Luca Cocchia ha fondato l’altra onlus alla quale si deve la risistemazione della terrazza: Vivere a colori.  

Carlo Clerici, pediatra oncologo, aveva 55 anni
Carlo Clerici, medico e pediatra, aveva 55 anni

Il ricordo commosso della moglie  

“Carlo amava molto lavorare qui – ha raccontato Elisabetta prima di scoprire la targa dedicata al marito in terrazza –. Lo ha fatto per 28 anni. La cosa non ha mai smesso di stupirmi perché un carico di dolore quotidiano di questo genere, e così ripetuto, per me sarebbe stato insostenibile. Celeste, invece, che ha una sensibilità simile a quella di suo padre, ascoltava i suoi racconti e lo capiva. Carlo amava così tanto lavorare in questo luogo che quando la sua malattia si è aggravata e ha chiesto di essere curato qui, adorava raggiungere via Venezian la mattina presto per le sue cure. Si sentiva felice, mi diceva, perché gli sembrava di venire a lavorare. Poi ho capito anche io. Carlo amava lavorare qui perché voleva bene ai suoi pazienti, alle loro famiglie, ai suoi colleghi e a tutti coloro che si spendono per rendere questo settimo piano un luogo di speranza, così come anche lui provava a fare. E il suo affetto era ricambiato, Carlo se n’è reso conto, non si è mai sentito solo”. 

Elisabetta e Cecilia, moglie e figlia di Clerici
Elisabetta e Cecilia, moglie e figlia di Clerici

"Tu sei magico” 

“Posso dimostrarti che tu sei magico”: non di rado Carlo iniziava così i suoi incontri con i suoi piccoli pazienti della Pediatria. “Ancora oggi – spiegava lui – viene dato per scontato che il dialogo con un bambino o un adolescente sia qualcosa di semplice e immediato, ma così non è”. Non se si tratta di bambini o adolescenti che si trovano a convivere con un tumore e a trascorrere la loro quotidianità, o una parte, in un reparto di ospedale. In questi casi è importante aiutare il bambino o l’adolescente a preservare la propria autostima, ad avere fiducia nelle sue possibilità. 

Il gioco come cura  

“Posso dimostrarti che tu sei magico”. E Clerici riusciva a mantener fede a queste sue parole. Perché oltre ad essere medico specialista e professore ordinario in Psicologia clinica all’Università Statale di Milano, era anche un grande appassionato ed esperto di giochi di magia ed illusionismo. Dopo aver dato prova delle sue capacità di prestigiazione, invitava i suoi bambini a cimentarsi a loro volta nel gioco, in un gioco che, improvvisamente, riusciva anche a loro. Entrare nel suo studio, al settimo piano dell’Istituto Nazionale dei Tumori, era come entrare in un’altra dimensione, in un contesto tanto accogliente quanto, apparentemente, fuori contesto. “Una Wunderkammer”, era solita definirla Massimino. Pareti coperte di disegni e, tutto intorno alla scrivania, giochi e giocattoli, dadi e palline, bacchette colorate, papere galleggianti, vivaci occhi finti. 

La ricerca dell’empatia 

Tutto finalizzato a raggiungere quell’empatia tra medico e paziente che è parte della cura. Della spiritualità della cura ha scritto insieme a don Tullio Proserpio, cappellano dell’Istituto Nazionale dei Tumori. Quanto all’amore per la magia, l’illusionismo e la prestigiazione, Clerici l’aveva nel sangue. Era infatti parente di Nelson Le Follet, al secolo Bartolomeo Viganego, uno dei più grandi antipodisti, giocolieri ed illusionisti della Belle Époque. Bartolomeo nacque a Genova, come Carlo, nel 1869. Ed era lo zio di suo nonno.