REDAZIONE MILANO

Gulino dei 'Marta sui tubi': "Milano come Los Angeles. Vivere qui mi emoziona quanto scrivere le canzoni"

I sogni metropolitani del frontman del gruppo musicale. La strada preferita è via Ascanio Sforza, perché "vicino al parco Sud e al naviglio Pavese" (FOTO) di Massimiliano Chiavarone

Giovanni Gulino, frontman di 'Marta sui tubi'

Milano, 17 agosto 2014 - E "A Milano ho cambiato gusti". Lo racconta Giovanni Gulino, frontman del gruppo "Marta sui tubi".

Che tipo di gusti?

Sono originario di Marsala e quando si parla di "tramonti" per me era automatico pensare al sole che scompare nel blu del mare. Invece da quando sono qui, mi piace il tramonto che si vede sulla A1 quando da Casalpusterlengo procedo in auto verso Milano, in prossimità del casello Sud. Vedere quel tramonto sull’autostrada è come pensare che si stanno accendendo le luci della porta di casa.

Perché Milano?

Sono arrivato qui nel 2004, esattamente dieci anni fa. Un trasferimento lavorativo. Ero manager di una compagnia di assicurazioni e vivevo a Bologna. Facevo già il musicista e avevo fondato con Carmelo Pipitone "Marta sui tubi".

Le origini del nome?

E’ legato a una ragazza contesa tra me e Carmelo. Risale a quando stavamo in Sicilia, lui è di Petrosino. Ci chiarimmo una sera in un cantiere pieno di tubi. Dopo quella chiacchierata, le tensioni si sciolsero. In seguito decidemmo di chiamare la band con un nome che ci ricordasse quell’episodio.

Prime impressioni sulla città?

Condividevo con Carmelo un appartamento in un palazzone di viale Umbria. Provavamo in cucina. Ma i vicini si lamentavano di continuo e ci tiravano le patate. Alla fine decidemmo di affittare una sala per le prove, ma facemmo tesoro di quell’esperienza e intitolammo il nostro secondo album "C’è gente che deve dormire", cioè la frase che ci urlavano di continuo.

E poi a Milano ha cominciato a sciogliersi?

Sì, questa città è diventata il mio divano, cioè un posto che mi sono scelto e me lo sono personalizzato. Ho più amici qui che in Sicilia. Vivere a Milano è come scrivere una canzone, devi trovare ispirazione per la musica e per i testi e non devi far altro che andare in giro. Entrare in contatto con i tanti ambienti che coesistono: l’università, il lavoro, la movida, la borghesia, gli underground.

Neanche un’obiezione?

Le scrivo in musica come nel pezzo "Milano sushi e coca" del 2008. Condanno l’atteggiamento dell’apparire, il mostrarsi più personaggi che persone. E come ho scritto nella canzone "Milano è la mia sposa", la sento mia e posso anche trovarle qualche difetto. Non mi piace, invece, chi condanna questa città senza appello, senza neanche conoscerla. Come non sopporto l’incuria e la gente che la sporca e l’imbratta.

La zona che preferisce?

Via Ascanio Sforza. E’ qui che ho preso casa. Abito in una palazzina che nell’800 era una stazione di posta e cambio cavalli, poi è diventata una caserma dei carabinieri e infine un condominio dai primi del ‘900. Non è una zona molto trafficata, trovo sempre parcheggio e non sono lontano dalla tangenziale. E’ una strategia abitativa: sono lontano dal chiasso, ma mi bastano pochi minuti per raggiungere la movida dei Navigli. La vera bellezza, però, è la vicinanza con il Parco agricolo Sud attraversato dal Naviglio Pavese che scorre proprio di fronte casa. E’ un grande perimetro di verde pieno di risaie, cascine, campi, agriturismi, edifici storici. Il Naviglio perde la sua bellezza da viale Tibaldi in poi e sarebbe importante rivitalizzarlo, come ripristinare la navigazione e riattivare le funzioni di porto a pieno ritmo della Darsena.

A proposito di anniversari,  anche "Marta sui Tubi" compie 10 anni e per l’occasione avete pubblicato un disco?

Sì, questi 10 anni coincidono, in fondo,  con la vita del gruppo a Milano. Il disco è "Salva Gente" (Antenna Music Factory/Universal) una raccolta dei nostri brani più importanti con due inediti con Franco Battiato e Malika Ayane. 19 canzoni in omaggio agli anni di esperienza che abbiamo accumulato anche vivendo qui. Milano e la musica.

Proprio lei ha dato vita a un progetto via web per gli artisti emergenti ma anche affermati?

Sì, è Musicraiser, una piattaforma di raccolta fondi per finanziare proposte creative. Abbiamo raccolto con Tania Varuni già più di un milione di euro e finanziato 300 nuove produzioni. In questo modo restituisco a Milano quello che mi ha dato, creo occasioni, possibilità, contatti. Per me Milano è la Los Angeles d’Italia.

E per le vacanze dove va?

In questo caso torno in Sicilia.

di Massimiliano Chiavarone

mchiavarone@yahoo.it