Tifoso morto investito prima di Inter-Napoli, sequestrata un'auto a Napoli

Altre due vetture sono state individuate analizzando le immagini degli scontri, ma gli investigatori le starebbero cercando per arrivare al sequestro

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

Milano, 3 gennaio 2019 - Un'auto, pare una station wagon, che era presente il 26 dicembre in via Novara, a Milano, dove sono avvenuti gli scontri tra ultrà interisti e napoletani che hanno causato la morte di Daniele Belardinelli,, è stata sequestrata a Napoli nell'inchiesta milanese. Da quanto si è saputo, la vettura sequestrata dalla Digos di Napoli che collabora con i colleghi milanesi (gli atti saranno trasmessi a Milano) è stata individuata attraverso l'analisi delle immagini degli scontri, anche se non sarebbe stata ripresa dalle stesse immagini la targa della vettura e, dunque, gli investigatori sarebbero arrivati al sequestro attraverso alcune testimonianze. L'auto ora è bloccata sotto sequestro in un deposito a Napoli. Altre due auto, poi, sono state individuate analizzando le immagini degli scontri, ma gli investigatori le starebbero cercando per arrivare al sequestro e per verificare se siano coinvolte nell'investimento  dell'ultrà di Varese.

Ieri, mercoledì 2 gennaio, Marco Piovella, il capo ultrà della curva nord dell’Inter in carcere per rissa aggravata, lesioni e lancio di materiale pericoloso, assistito dal legale Mirko Perlino, ha ricostruito davanti al gip Guido Salvini il racconto dell’incidente, partendo dalle ore precedenti, cioè dal giorno di Natale trascorso insieme all’amico, presumibilmente, secondo la Digos, per definire l’agguato. Belardinelli potrebbe essere stato investito da una o due auto della carovana di ultrà napoletani che si stavano avvicinando allo stadio e sono state bloccate dall’agguato dei tifosi nerazzurri. Quelle auto sono state tutte riprese dalle telecamere che avrebbero aiutato gli inquirenti a fare più chiarezza sulla berlina che ha investito Belardinelli.   

ATTESE ALTRE MISURE CAUTELARI -  Sono stati sentiti in Questura a Milano i due ultras che hanno accompagnato il 26 dicembre scorso all'ospedale San Carlo Daniele Belardinelli. Da quanto si è saputo, l'interrogatorio dei due giovani, anche loro indagati per aver preso parte alla guerriglia di via Novara, è avvenuto ieri. Nei prossimi giorni, potrebbero scattare altre misure cautelari nell'ambito dell'indagine - condotta dalla Digos di Milano - per la morte di Daniele Belardinelli. Stando a quanto si apprende, infatti, nelle prossime ore potrebbero essere acquisiti elementi utili a giustificare accuse piu' precise nei confronti di alcuni degli indagati. Al momento si tratta di una quindicina di ultra', con accuse a vario titolo di omicidio colposo, rissa con l'aggravante di morte per conseguenza di altro reato, e uso e detenzione illegale di armi. Per domani, venerdì 4 gennaio, alle 14, sarebbe atteso invece al carcere di San Vittore l'interrogatorio nei confronti di Luca Da Ros, tifoso dell'Inter arrestato subito dopo i fatti del 26 dicembre. A differenza di Marco Piovella, sentito anche lui ieri dai pm, Da Ros non sarebbe pero' parte della struttura apicale della curva nerazzurra e proprio per questo le sue dichiarazioni sono importanti agli occhi degli investigatori. Il contesto in cui si muovono gli agenti e' infatti di estrema omerta' da parte dei vertici della tifoseria, che come altre organizzazioni di questo tipo, si mostra compatta.

E' ormai acclarato che gli scontri del 26 dicembre siano stati pianificati dalle due tifoserie: i partenopei sono arrivati a Milano muniti di coltelli e roncole, armi trovate dagli investigatori, e altrettanto attrezzati erano anche i nerazzurri. L'attacco era stato organizzato in via Novara, zona vicina allo stadio Meazza, ma abbastanza distante da non essere controllata a tappeto dai mezzi della polizia, ed era pianificato nei particolari, tanto che alcuni tifosi erano rimasti concentrati in un bar della zona per "distrarre" le forze dell'ordine. Non di poco conto, secondo chi sta seguendo gli approfondimenti, il particolare riguardante il fatto che siano stati proprio i tifosi napoletani ad accorgersi che un uomo era a terra e non si muoveva: anche durante l'interrogatorio di ieri il capo ultra' Piovella ha sostenuto di aver visto che l'uomo a terra era ancora vivo. Tra le accuse che potrebbero aggiungersi, man mano che si chiarisce la dinamica dei fatti, ci potrebbe essere anche quella di omissione di soccorso.

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