Imprenditore arrestato per stupro: mister Startup si è tradito

Milano, dalle sue spontanee dichiarazioni il giudice ha tratto il profilo dell’imprenditore arrestato per stupro

Una immagine di Alberto Maria Genovese

Una immagine di Alberto Maria Genovese

Milano, 15 novembre 2020 - «Nella mia percezione... di quel momento, io stavo trascorrendo una serata bellissima con la mia amata. É la droga che mi fa fare dei casini, io sono una persona sana". Colpa della droga, è quello che Alberto Genovese, 43 anni, plurimilionario mago delle start up, in carcere per violenza sessuale, lesioni gravissime, sequestro di persona e spaccio ha tentato di dire ai giudici, non rispondendo alle domande, ma facendo solo dichiarazioni spontanee nelle quali però ha reso affermazioni che se non aggravano la sua posizione, offrono un’ulteriore prova della sua personalità. Per gli investigatori, che lo mettono nero su bianco, Genovese quella notte era lucidissimo, pur avendo assunto cocaina, come faceva abitualmente. E tutta la sua condotta ripresa dalle telecamere in una sequenza che gli uomini della squadra mobile definiscono "raccapricciante" dimostra come non si sia limitato alla tortura, ma sia andato oltre: "ha legato la giovane ai polsi, alle caviglie, le ha stretto una cravatta alla gola legandola alla spalliera del letto, le ha messo un cuscino sul viso premendolo per otto secondi, ha continuato a violentarla per oltre venti ore, anche quando la ragazza era sfinita dalla droga, con il corpo irrigidito, come morta".

"Non gli è bastato – si legge ancora nelle carte cui con il gip dispone l’arresto – causarle sofferenze fisiche e psichiche atroci, ma sentendo la ragazza implorarlo di smettere, sentendola piangere e urlare dal dolore, Genovese con un cellulare le scatta delle foto nuda, insanguinata, in posizioni oscene, per mortificarla ulteriormente". E si legge ancora: "Le ha preso soldi dalla borsetta per poi bruciarli davanti a lei e stappare una bottiglia di vino, mentre lei legata gli chiedeva di lasciarla andare"Gli avvocati di Genovese Davide Luigi Ferrari e Marco Stucchi, in una nota hanno fatto sapere "che ci sono ancora molti punti da chiarire e che la realtà non è come sembra". Ci sono però le telecamere, ore o ore di filmati, sequenze, in cui si vede l’uomo che ha scatti nervosi quando la donna tenta di difendersi, mima pugni e calci. E non ci sono solo i filmati di quel festino, ci sono immagini di altri cinque party e di altre vittime.  

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