REDAZIONE MILANO

Il tributo a Bellocco. "Vergogna"

"Guardiamo con inquietudine a fatti come questo, che rappresentano l’insistere della cultura mafiosa in alcuni contesti, da cui è...

In primo piano Antonio Bellocco, rampollo dell’omonimo clan, ucciso dall’ex capoultrà Andrea Beretta (alle spalle)

In primo piano Antonio Bellocco, rampollo dell’omonimo clan, ucciso dall’ex capoultrà Andrea Beretta (alle spalle)

"Guardiamo con inquietudine a fatti come questo, che rappresentano l’insistere della cultura mafiosa in alcuni contesti, da cui è difficile rimuoverla". Così Pietro Basile, referente di Libera Milano, commenta la commemorazione, a un anno dall’omicidio, di Antonio Bellocco, che si è svolta nella “sua“ San Ferdinando, in Calabria. Una funzione a cui ha assistito il giornalista Klaus Davi, che ha raccontato di un centinaio di ragazzi, alcuni minorenni, con t-shirt e palloncini a sostegno del 36enne legato alla ‘ndrangheta ucciso a Cernusco sul Naviglio dal capo ultrà interista Andrea Beretta.

"Un fatto che ci ha inquietato al di là della violenza criminale, che tra l’altro contrasta con la narrazione secondo cui la mafia ha smesso di sparare – racconta il referente di Libera Milano, che prima ancora che l’inchiesta della procura meneghina azzerasse i vertici delle tifoserie di Milan e Inter, aveva acceso i riflettori sulle curve e i loro affari –. Il nostro alert ha poi ricevuto una triste conferma non solo nei fatti di sangue, ma anche nell’inchiesta dalla magistratura".

Quanto accaduto nella tifoseria organizzata milanese, così come l’affetto dimostrato per Bellocco dai giovani di San Ferdinando, è la prova della "attrazione che esercita il modello mafioso. Ancor più quando si salda con il mondo sportivo degli ultrà".