Sedie in fila sul pavimento. Scatoloni ovunque. Scaffali. Materiale da bar. Poltrone accatastate. Lastre di lamiera. Un cartello in cima a un palo di ferro con la scritta "Tifosi Inter CN 69". Solo un magazzino, all’apparenza, protetto da tre porte basculanti che si aprono sul vialetto dei box di uno stabile di via Comotti, a Cambiago. Lì, nel tardo pomeriggio di venerdì, sono entrati gli investigatori della Squadra mobile che da mesi stanno scandagliando la galassia del mondo ultrà, scoprendo che in realtà quei locali apparentemente anonimi – come nelle riprese del TgR – erano anche il nascondiglio di un arsenale.
Considerato che l’immobile sarebbe riconducibile all’ex capo della Nord Andrea Beretta, viene subito da pensare che la santabarbara sia direttamente collegata agli interessi occulti di alcuni degli ex ras del secondo anello verde, finiti in cella a fine settembre nell’operazione "Doppia curva" che ha smantellato il direttivo del tifo organizzato di fede nerazzurra. Prima di dirigersi in via Comotti, i poliziotti di via Fatebenefratelli si sono presentati a casa di Cristian Ferrario, ultrà cinquantenne che di ’Berro’ è stato dipendente nel negozio di merchandising "We are Milano" a Pioltello e che gli avrebbe fatto pure da prestanome per un bonifico da 40mila euro su un affare immobiliare in Sardegna (per quell’accusa è finito ai domiciliari a fine settembre): nell’abitazione, a poche centinaia di metri dai garage, gli agenti hanno trovato le chiavi che aprivano i box. Il successivo controllo si è subito interrotto quando sono stati trovati esplosivi, in attesa dell’arrivo di artificieri e unità cinofile. Il bilancio finale, suscettibile di correzioni perché non comunicato ufficialmente, parla di almeno un kalashnikov, due fucili, tre pistole, altrettante granate, giubbotti antiproiettili e pettorine delle forze dell’ordine. Un armamentario che fa pensare al covo di una banda di rapinatori. Ferrario è stato ammanettato e portato a San Vittore; dal canto suo, il cinquantenne, assistito dall’avvocato Mirko Perlino, ha respinto le accuse, dicendosi stupito del ritrovamento e negando qualsiasi coinvolgimento.
Ora il materiale sequestrato sarà passato al setaccio dagli esperti della Scientifica: fondamentali potrebbero rivelarsi i rilievi balistici per capire se le armi siano stati utilizzate nel recente passato. Del resto, sulla maxi indagine che ha scandagliato l’indotto nero del Meazza aleggia ancora un mistero ingombrante: l’omicidio dello ’Zio’ Vittorio Boiocchi, il predecessore di Beretta assassinato la sera del 29 ottobre 2022 da due sicari. E ’Berro’, che nelle scorse settimane ha deciso di collaborare con la giustizia, si è detto pronto a rivelare ai magistrati della Dda (anche) quello che sa sul delitto irrisolto di via Fratelli Zanzottera.