
La testimonianza ai pm dell’architetto: la mia Torre Calvino affidata a chi l’aveva bocciata. Ex scalo, il parere negativo del Municipio 5 trasformato in positivo. L’email e la rettifica.
di Andrea Gianni
"Da quella volta non ho più voluto sapere nulla di quel progetto perché, ancora oggi, sono molto amareggiato da quanto è successo". A parlare ai pm, ascoltato come testimone il 9 maggio 2025, è un architetto che si era occupato dell’operazione di sviluppo immobiliare in via Calvino 11. Progetto che era stato bocciato dalla Commissione per il paesaggio nel giugno 2020. Poi il committente, la Castello Sgr (tra le società indagate) lo ha affidato all’architetto Alessandro Scandurra, che era tra i membri della stessa commissione che aveva espresso parere contrario. La torre ha cambiato nome, ed è diventata Torre Futura. E il progetto, nel maggio 2021, ha incassato il parere favorevole della commissione. Scandurra avrebbe incassato dalla Castello Sgr bonifici per un totale di 321.074 euro. Un episodio che, evidenzia la Gdf nell’informativa alla base della maxi-inchiesta coordinata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Giuseppe Sala e dall’aggiunta Tiziana Siciliano sulla gestione dell’urbanistica milanese, "appare sintomatico delle opportunità che i membri della commissione per il paesaggio hanno di venire a conoscenza di notizie relative ai più importanti interventi della città, proponendosi poi quali progettisti o collaboratori del team di progettazione".
Inchiesta che ha fatto il salto di livello, arrivando alla politica e ipotizzando il reato di corruzione, con la richiesta di arresto a carico tra gli altri dell’assessore Giancarlo Tancredi, il fondatore di Coima Manfredi Catella, Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente ex presidente ed ex membro della Commissione per il paesaggio. Tornando alla Torre Calvino di 20 piani poi diventata Torre Futura e adesso ridotta a un cantiere abbandonato, l’architetto escluso esprime tutto il suo disappunto davanti ai magistrati. "Per me è stata una proposta importante – sottolinea – ed ho affrontato questo lavoro con grande impegno e passione nonostante le difficoltà dovute al periodo di pandemia. Il prodotto finale, una volta presentato al committente, ha suscitato grande approvazione ed entusiasmo".
La commissione, alla quale ha partecipato anche Scandurra, ha dato però parere contrario perché "non si ravvisano nelle scelte (...) elementi migliorativi tali da giustificare il superamento delle prescrizioni urbanistiche". All’architetto è stato quindi revocato il mandato, e il progetto della torre rivolta verso i grattacieli di CityLife e Porta Nuova è stato affidato dallo società subentrante, la Castello Sgr, a Scandurra. "Il subentro della progettazione da parte di Scandurra mi ha disturbato – ha raccontato ai pm il progettista escluso – proprio in virtù della consapevolezza che lo stesso fosse un membro della commissione che mi aveva appena bocciato il progetto. I due pronunciamenti sono di segno opposto seppure anche il mio progetto avesse le stesse qualità che sono state accreditate a quello di Scandurra". Dalle chat emerge inoltre che Scandurra si sarebbe rivolto a Giovanni Oggioni, all’epoca direttore dello Sportello unico edilizia del Comune e finito a marzo ai domiciliari, per spingere la pratica: "Dimmi se riesci per Calvino", scrive. Nella giungla delle commissioni spunta anche un parere negativo, legato al progetto sull’ex Scalo Porta Romana sede del Villaggio olimpico, che nei verbali era stato registrato invece come favorevole. A esprimerlo era stato il rappresentante del Municipio 5, un architetto, che poi ha inviato una email e ha chiesto la rettifica. Email con elencate tutte le riserve del Municipio 5 sul progetto: "Mancata armonizzazione della progettazione (...) mancata traduzione delle indicazioni che garantiscono porosità e permeabilità dell’area; mancata trattazione della relazione armonica e integrata con la città esistente e pubblica; mancata indicazione della piena connotazione di spazio pubblico dell’area interessata". Tutte osservazioni, poi inserite tra gli atti della commissione, che non hanno fatto cambiare idea agli altri membri.