GABRIELE
Cronaca

I treni specchio dei tempi: quando l’inciviltà diventà normalità

Moroni Quando viaggiavo tutti i giorni mi capitava di fare qualche osservazione ai miei compagni di viaggio. Chi teneva i piedi...

Moroni

Quando viaggiavo tutti i giorni mi capitava di fare qualche osservazione ai miei compagni di viaggio. Chi teneva i piedi sul sedile di fronte, chi parlava a voce troppo alta, chi non si preoccupava di abbassare la suoneria del cellulare. E non sempre i maleducati erano ragazzi o giovani. Alle mie osservazioni rispondevano spesso sgarbatamente, aggiungendo maleducazione a maleducazione. Quello che mi colpiva (ovviamente in negativo) era che gli altri passeggeri, salvo qualche isolata eccezione, non solo non si associavano alle mie (educate) proteste, ma parevano persino infastiditi.

Gianfranco, Varese

Il nostro lettore e assiduo corrispondente usa la parola più appropriata: solidarietà. Proprio quella cosa preziosa che pare essere andata perduta da tempo. Non smetteremo mai di citare la storia di un capotreno aggredito e picchiato, una sera di molti anni fa, da tre nordafricani che avevano fatto a pezzettini i biglietti per poi buttarglieli in faccia. Finito il pestaggio, il capotreno si era rialzato e si era visto osservato da una trentina di passeggeri, nessuno dei quali aveva mosso un dito in suo soccorso. Certo, qui si parla di violenza, brutale violenza che non ha nulla a che fare con gli esempi di violenza di cui parla il lettore. C’è però qualcosa che li accomuna: la mancanza di solidarietà, l’assenza di civismo, sostituti da indifferenza, menefreghismo e (nei casi più estremi di violenza) paura. Il capotreno picchiato e il lettore Gianfranco hanno sperimentato tutto questo mentre cercavo di fare rispettare certe regole: le regole per viaggiare e quelle del vivere civilmente con gli altri. Denominatore comune. Unica matrice.

gabrielemoroni51@mail.com