
I due giovani milanesi Nicolò Mazzocchi e Simone Patera hanno fondato la startup rivolgendosi al mondo delle imprese
Milano -Ogni giorno, sulle scrivanie (digitali) dei responsabili delle risorse umane, piovono centinaia di candidature. E, nel mare magnum di certificazioni, lauree ed esperienze formative, selezionare i migliori diventa sempre più difficile. Soprattutto se non si ha modo di testare le competenze reali, al di là di quelle elencate – con più o meno sincerità – nelle lettere di presentazione. Ma esiste una startup fondata da due giovani milanesi, Nicolò Mazzocchi e Simone Patera, che intende supportare le grandi aziende nelle fasi di selezione e mobilità interna del personale. Si chiama Skillvue, è nata nel 2021 e collabora già con diverse multinazionali, grazie a una piattaforma basata su meccanismi di intelligenza artificiale. Tutto nasce, in realtà, da una precedente esperienza imprenditoriale dei due cofondatori, oggi venticinquenni.

"Io e Simone, circa tre anni prima di dar vita a Skillvue, ci eravamo lanciati nel mondo dello sviluppo di applicazioni per mobile – Spiega Mazzocchi –. Dopo alcuni tentativi, siamo riusciti a disegnare un prodotto che funzionava molto bene negli Stati Uniti e, a quel punto, abbiamo avuto bisogno di assumere nuove persone. I soldi a nostra disposizione, però, erano ancora pochi e non potevamo permetterci di commettere errori nelle assunzioni. Ci serviva un metodo scientifico per valutare le competenze potenziali delle persone, soprattutto perché ci rivolgevamo solo a ragazzi neolaureati. Così, siamo venuti in contatto con le piattaforme di assessment (portali per somministrare test logici, psicoattitudinali e tecnici ai candidati, ndr) e ne abbiamo rimarcato una generale inaccessibilità".
Una condizione, questa, ricondotta dal ceo a due elementi: costi elevati per l’implementazione di simili servizi da parte dell’azienda e scarsa attrattività per il candidato, spesso invitato a svolgere prove e test online che arrivano a durare anche più di un’ora. "E poi – continua Mazzocchi – ci siamo resi conto del fatto che, alla base di questi sistemi, le infrastrutture tecnologiche erano a dir poco obsolete. Il contrasto con il progresso di altre aree, come quella in cui eravamo attivi noi, che già ci servivamo dell’AI per sviluppare le applicazioni, ci ha spinti a informarci meglio su questa nicchia di mercato. Dopo otto mesi di ricerca, facendo anche affidamento sull’esperienza di Simone nell’ambito della formazione legata alle soft-skill, abbiamo deciso di lasciare la nostra vecchia azienda e fondare Skillvue". La startup ha sviluppato sistemi per la gestione dei processi di selezione in grado di individuare talenti ad alto potenziale fin dalle primissime fasi di screening.
"Abbattendo notevolmente i costi rispetto agli assessment di vecchia scuola e agevolando gli utenti, che, passate ventiquattr’ore dalla candidatura, possono svolgere i test da qualsiasi dispositivo, compreso il cellulare. La prima fase consiste in un’intervista comportamentale, volta a testare le competenze. Seguono delle domande di carattere situazionale, che proiettano la persona in scenari lavorativi realistici. Le risposte possono essere date per iscritto o per mezzo di una traccia audio". I risultati vengono, poi, sottoposti a un’analisi testuale svolta dall’intelligenza artificiale, che, in base a criteri psicometrici, attribuisce delle valutazioni. Chi si occupa di risorse umane in azienda ottiene, in questo modo, un ranking dei candidati ad alto potenziale e, per ciascuno di loro, le aree di forza e quelle di miglioramento. "Un approccio del genere – commenta Mazzocchi – consente di svincolarsi dalla sola logica dei titoli, per testare le vere capacità di chi si vuole assumere". Skillvue propone soluzioni anche per il talent management: "Mettiamo a disposizione degli strumenti di valutazione che permettono di ottenere dati importanti sulla popolazione aziendale e, in questa maniera, riconoscere i talenti, creare dei percorsi di crescita ad hoc ed evidenziare eventuali divari di competenze".
A occuparsi di queste azioni di controllo sui dipendenti – o futuri tali – sono, quindi, degli agenti AI in grado di replicare dinamiche conversazionali e caratterizzati da un’ampia scalabilità. Possono, infatti, essere impiegati su piattaforme web di vario tipo e "la nuova versione che lanceremo a breve – annuncia il ceo – consentirà un loro completo utilizzo anche su Whatsapp". E a chi esprime qualche riserva sull’opportunità di affidare all’intelligenza artificiale la valutazione delle competenze dei lavoratori – in particolar modo delle soft skill – Mazzocchi risponde con un’altra domanda: "Non è strano che nelle aziende, di solito, quando cambia il manager cambiano anche le persone considerate ad alto potenziale? Forse la valutazione iniziale non è stata oggettiva abbastanza. Ed è questo il problema che vogliamo risolvere con le nostre tecnologie, che rispondono a criteri scientifici".