ANDREA GIANNI
Cronaca

Omicidio Giulia Tramontano, Impagnatiello tradito da Google: "Come posso disconnettere WhatsApp?"

Senago, il tentativo di cancellare tracce informatiche si è ritorto contro il barman che ora rischia l’aggravante della premeditazione

Alessandro Impagnatiello e il ceppo di coltelli all'interno della casa di Senago sequestrato dai carabinieri

Alessandro Impagnatiello e il ceppo di coltelli all'interno della casa di Senago sequestrato dai carabinieri

Milano – Le ricerche su internet si sono ritorte contro di lui, hanno lasciato una scia di tracce che assieme ad altri elementi potrebbero costare al barman Alessandro Impagnatiello l’aggravante della premeditazione, rendendo la sua posizione ancora più pesante.

Ricerche su Google, oltre a quella sul veleno per topi poi trovato nel suo zaino, che farebbero presupporre un maldestro tentativo di informarsi su come occultare quelle “impronte“ informatiche che consentono di collocare la presenza di una persona in un determinato tempo e spazio e si sono rivelate decisive in numerose indagini smontando alibi e bugie.

Il 26 maggio, il giorno prima di uccidere la fidanzata Giulia Tramontano, al settimo mese di gravidanza, il 30enne cercò online informazioni su come "disconnettere dispositivi whatsapp web", digitando anche frasi come "whatsapp web come uscire".

È una delle tessere del puzzle, raccolte nel corso di indagini che ora si concentrano sulle fasi precedenti e successive al delitto, ossia la pianificazione dell’omicidio e l’occultamento del corpo. L’inchiesta, in mano ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Rho, all’aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo, vuole ricostruire questi due fronti, "il prima e il dopo", per nulla chiariti nella confessione del 30enne, che ha messo in fila, così come nella vita parallela che portava avanti con un’altra donna, una serie di menzogne.

Le ustioni, così estese sul corpo e che hanno reso impossibile per i medici datare la morte, sono un ulteriore elemento che gli inquirenti prendono in considerazione per provare che il barman ha premeditato il femminicidio. Lui che avrebbe cercato in ogni modo di "alterare la scena del crimine", inscenando una fuga della giovane dalla loro casa di Senago seguita da un possibile suicidio.

Aver reso impossibile la datazione della morte, tentando di dare fuoco al corpo per due volte, è un’altra circostanza che Impagnatiello potrebbe aver preparato. Analizzando, ora per ora, decine di telecamere, tra Senago e Milano, gli investigatori vogliono tracciare gli spostamenti del 30enne nei giorni che hanno preceduto quel sabato sera in cui Giulia è rientrata a casa dopo l’incontro con l’altra donna, con cui si era creata "solidarietà".

Lavorando sulle copie forensi dei dispositivi si scandaglieranno ancora le sue ricerche sul web, contatti e dialoghi significativi. Resta da accertare, sempre frame dopo frame, cosa abbia fatto il giovane dopo aver ucciso la fidanzata: se davvero abbia tenuto il corpo nascosto tra cantina, box e bagagliaio dell’auto per tre giorni, prima di gettarlo in via Monte Rosa in un’intercapedine vicino a dei box.

Indagini che si incroceranno con quelle su eventuali complici che potrebbero aver aiutato il 30enne quando si è trattato di nascondere il cadavere o ripulire tutto. A conclusione di questa fase dell’inchiesta, gli inquirenti potrebbero sentire nuovamente la 23enne italo-inglese con cui l’uomo aveva una relazione parallela. Anche lei, secondo i pm, ha rischiato di essere ammazzata: la notte dell’omicidio, spaventata per la sorte di Giulia, riuscì a non far salire in casa Impagnatiello. Una decisione che potrebbe averle salvato la vita.