Alberto Genovese non può uscire dal carcere: serve una valutazione psichiatrica

Dopo che la Procura generale aveva dato il proprio via libera all’affidamento terapeutico in comunità, i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano hanno rinviato la decisione a un'altra udienza

Alberto Genovese, l’ex imprenditore del web condannato a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per violenza sessuale su due modelle stordite con mix di droghe,

Alberto Genovese, l’ex imprenditore del web condannato a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per violenza sessuale su due modelle stordite con mix di droghe,

Milano – Per Alberto Genovese, l’ex imprenditore del web condannato a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per violenza sessuale su due modelle stordite con mix di droghe, la strada verso l’uscita dal carcere e l’affidamento terapeutico in una comunità si fa più lunga. I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano, chiamati a decidere sull’istanza presentata dalla difesa del 46enne, hanno infatti rinviato il procedimento a un'altra udienza. Il motivo: attendono di acquisire ulteriori documenti. Serve una valutazione psichiatrica, che non è mai stata effettuata con perizie nel processo, e in particolare sulle cause che lo hanno portato a commettere quegli abusi con estrema violenza. Per questo la Sorveglianza di Milano ha affidato all'equipe psichiatrica del carcere di Bollate il compito di compiere l'accertamento, anche per meglio delineare un preciso percorso di terapie per un'eventuale concessione dell'affidamento terapeutico.

La storia processuale

Genovese era tornato in carcere, dopo essere stato ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi (ed essersi pure sposato sempre mentre era in clinica), lo scorso 13 febbraio in esecuzione della pena definitiva. La Procura generale, nell'udienza di due giorni fa, aveva dato parere favorevole all'affidamento del 46enne. Stamani i giudici hanno depositato un'ordinanza nella quale, da quanto si è appreso, indicano la necessità di acquisire ulteriore documentazione per potersi esprimere, poi, sulla richiesta di affidamento per esigenze di cura psicologica e terapie per contrastare la dipendenza alla cocaina. Dopo un'altra udienza, dunque, il Tribunale deciderà sull'istanza difensiva. 

L’udienza precedente

Per ora Genovese resta detenuto a Bollate sulla base dell'ordine di esecuzione pena di febbraio del pm Adriana Blasco dell'Ufficio esecuzioni. Come detto, due giorni fa si era tenuta, davanti ai giudici della Sorveglianza (presidente Cossia, relatore Luerti e due esperti), l'udienza per discutere l'istanza. La pena residua, tolto il cosiddetto pre-sofferto, che Genovese deve ancora scontare è inferiore ai 4 anni e avrebbe già scontato, in sostanza, anche la parte di pena che copre le imputazioni di violenza sessuale, reato ostativo alla misura alternativa al carcere. L'affidamento terapeutico, poi, si può richiedere quando la pena residua non supera i 6 anni. Tutte condizioni che hanno portato la Procura generale (sostituto pg Giuseppe De Benedetto) a dare parere favorevole alla richiesta della difesa.

In carcere

Alberto Genovese, assistito dagli avvocati Salvatore Scuto e Antonella Calcaterra, era stato a San Vittore dal novembre 2020, quando era stato arrestato, fino a fine luglio 2021, quando era passato ai domiciliari in una comunità per disintossicarsi. Era tornato in carcere per l'esecuzione della pena definitiva, che gli era stata ridotta perché aveva rinunciato a presentare appello. Rischia il processo pure per un secondo filone di indagini nel quale è accusato di altre due violenze con lo stesso schema, di intralcio alla giustizia e di detenzione di materiale pedopornografico. Su questa tranche di indagini si va verso la richiesta di rinvio a giudizio.

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