
Il settore energetico e le aziende partecipate si stanno fortemente trasformando
Milano - La partita è di quelle importanti perché riguarda il controllo, la distribuzione e la vendita di energia elettrica e gas, la gestione del teleriscaldamento e del ciclo dei rifiuti urbani. Il campo di gioco è esteso: la Lombardia. Ma a giocarsi la partita è soprattutto un operatore: A2A Spa. E se la sta giocando a porte chiuse, senza che eventuali avversari possano accedere al campo di gioco. Fuor di metafora: senza ricorrere a bandi, gare e procedure pubbliche. Ad affermarlo è stato il Consiglio di Stato con due sentenze pubblicate di recente: la 6142 e la 6213, datate rispettivamente 1 e 6 settembre 2021. Un concetto ribadito qualche giorno fa – il 25 ottobre – nel parere legale richiesto da una delle società interessate dalle mire espansionistiche di A2A.
Lo schema attraverso il quale agisce la multiutility bicefala (i Comuni di Milano e Brescia ne detengono ciascuno il 27,5%, mentre il resto è in mano a privati) è quello della fusione per incorporazione di società e aziende locali. Le operazioni attualmente aperte sono due, le fasi in cui si trovano l’una e l’altra sono diverse, ma in entrambi i casi il semaforo rosso è arrivato sul tema già menzionato: la mancanza di una gara pubblica.
Partiamo dalla fine, dal parere legale del 25 ottobre. A rilasciarlo è stato lo studio legale Marelli e Miniscalco di Milano. A chiederlo è stata Astem Spa, società controllata dal Comune di Lodi (99,2%) e partecipata da altre 31 municipalità delle province di Lodi e Milano. Astem è socia della Linea Group Holding (LGH), una multiutility nata nel 2006 che serve 200 Comuni e 1 milione di residenti nelle province di Lodi, Cremona, Pavia, Bergamo e Brescia. Oltre ad Astem, la holding ha come soci Aem Cremona, Asm Pavia, Scs Crema, Cogeme Rovato e la stessa A2A, entrata in LGH col 51% delle quote per effetto di un accordo di partnership siglato il 4 marzo 2016.
Ora Astem si è rivolta allo studio legale per avere un parere sulle modalità con cui A2A vuol portare a compimento quella che ritiene essere la "naturale evoluzione" della partnership, cioè: incorporare LGH. Nel parere legale sono evidenziate due criticità. Innanzitutto viene definita "infondata" la tesi per cui la fusione per incorporazione di LGH sarebbe un "atto conseguenziale" all’accordo del 2016. Vero è che quell’accordo prevede la possibilità di un rafforzamento del ruolo di A2A a partire dal terzo anniversario della firma, ma, scrive il legale, "la fusione per incorporazione non è stata affatto contemplata come atto dovuto bensì come uno dei possibili sbocchi, seppure il preferibile, per realizzare la desiderata integrazione industriale e societaria".
Quindi la seconda criticità: la mancata previsione di una gara aperta a tutti. "L’evidenza pubblica – scrive l’avvocato – deve applicarsi anche ad una fattispecie come quella della fusione societaria", specie se si tratta di quote detenute da enti pubblici. Lo scopo dell’evidenza pubblica consiste, infatti, nell’ottenere, grazie ad una procedura competitiva, "la massima valorizzazione economica" delle quote di una società e questo deve essere anche lo scopo di una fusione per incorporazione, e non solo – come sostenuto da A2A – delle operazioni che prevedono una mera cessione di quote. E nel sostenere questa tesi l’avvocato si rifà alle due sentenze del Consiglio di Stato già citate.
Queste riguardano un’altra operazione, sempre con A2A protagonista. Dall’altra parte c’è, stavolta, la Ambiente Energia Brianza (AEB) di Seregno che gestisce energia e rifiuti in 26 Comuni della Brianza servendo 450mila residenti. A settembre il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza emessa dal Tar a febbraio, quella con la quale è stata annullata la delibera approvata dal Consiglio comunale di Seregno il 17 aprile 2020. Con quella delibera si è dato il via all’ingresso di A2A in AEB col 34% delle quote e la relativa riduzione dell’azionariato dei Comuni: quello di Seregno è sceso dal 54,8% al 37%. Un’operazione da 450 milioni. Un’operazione censurata dal Consiglio di Stato per un motivo di non poco conto: le azioni di società partecipate da enti pubblici non possono essere cedute ad una società per metà privata (quale è A2A) senza che un bando pubblico. Citando la sentenza: l’operazione realizza "una diluizione della partecipazione pubblica totalitaria (quella dei Comuni in AEB ndr ) in favore di una partnership istituzionale con un soggetto privato", da qui "l’obbligo di attivare una strumentale procedura selettiva tra i potenziali operatori economici dei settori interessati". Riecheggia il film ora in onda tra Lodi, Cremona, Pavia e Rovato.
Vale la pena sottolineare che in questo caso il Tar (e poi il Consiglio di Stato) si è pronunciato grazie ai ricorsi presentati da 4 aziende locali, dal consigliere comunale di Seregno, Tiziano Mariani, e dal consigliere regionale Marco Fumagalli. Gli ultimi due, il 19 ottobre, hanno presentato anche un ricorso alla Corte dei Conti. Coincidenza o no, nei due giorni successivi Fumagalli si è ritrovato le due auto di famiglia rigate con una punta di trapano nel parcheggio del Pirellone riservato ai consiglieri. Fatti per i quali ha sporto denuncia. Vale la pena sottolineare, infine, che sull’operazione A2A-AEB si sono accesi i fari della procura di Monza, che ha iscritto nel registro degli indagati 10 persone, tra cui Alberto Rossi, sindaco di Seregno, e Loredana Bracchitta, presidente di AEB.