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Presunto spionaggio ai danni di Marcell Jacobs, Filippo Tortu dribbla i pm

Lo sprinter, collega di staffetta dell’oro olimpico 2020 nei 100 piani, convocato come testimone dai pm milanesi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nell’inchiesta è indagato il fratello Giacomo, con l’accusa di concorso in intercettazioni abusive

Marcell Jacobs e Filippo Tortu affiancati in occasione della finale della 4x100 alle Olimpiadi di Parigi

Marcell Jacobs e Filippo Tortu affiancati in occasione della finale della 4x100 alle Olimpiadi di Parigi

Milano, 19 maggio 2025 – Ha dribblato le domande dei pm. Più come un calciatore che come uno sprinter di rango, quale è. Filippo Tortu, convocato in procura a Milano per essere ascoltato come testimone nell’ambito del presunto spionaggio ai danni del collega Marcell Jacobs, ha scelto di non rispondere.

Si tratta di una tranche dell'inchiesta milanese sulla vicenda Equalize e delle presunte cyber-spie, un filone che vede indagato il fratello del velocista, Giacomo, ex atleta, con l’accusa di concorso in intercettazioni abusive. Filippo Tortu, non indagato, si è avvalso della facoltà di "astensione", prevista per legge anche per i testimoni congiunti degli indagati, che possono non rispondere.

I sospetti

I magistrati che indagano sui traffici della presunta “Spectre” di spioni, venuta alla luce nell’autunno scorso, presumono che Giacomo Tortu abbia commissionato al gruppo dell'agenzia di investigazione e, in particolare, a Carmine Gallo, l'ex superpoliziotto morto lo scorso marzo, di acquisire informazioni.

Informazioni, riferibili al 2020 e al 2021, su esiti di analisi del sangue di Jacobs – oro olimpico, anche in staffetta proprio con Tortu, e mai coinvolto in vicende di doping –  e su contenuti di telefonate e chat tra lui e il suo staff, tra cui pure l'allenatore e il nutrizionista.

Si sarebbero attivati per questa operazione, secondo le indagini, due degli indagati nel caso Equalize, Lorenzo Di Iulio e l'hacker esperto Gabriele Pegoraro. Lo stesso Gallo aveva riferito ai pm che il presunto mandante sarebbe stato il fratello dell'atleta.

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Le rivelazioni

"Lui (Giacomo Tortu, ndr) era venuto, dice 'mio fratello non sa nulla, mi raccomando, se viene fuori mio fratello non sa nulla'", aveva messo a verbale Gallo. "Allora, il report di Jacobs me l'ha chiesto il fratello", aveva iniziato a spiegare Gallo, rispondendo ai pm lo scorso dicembre.

"Mi dice che loro hanno un sospetto, loro, tutto il gruppo loro delle Fiamme Gialle, hanno un sospetto che Jacobs si sia sottoposto a doping", è andato avanti Gallo. E ancora: "Perché dice 'è impossibile che abbia fatto sta performance', dice 'è impossibile (...) questo qua, da che correva 10:10, 09:80 improvvisamente' dice 'è impossibile, sicuramente si dopa'".

E Giacomo Tortu avrebbe chiesto, secondo Gallo: "Cosa dobbiamo fare? Come possiamo fare per vedere i certificati?". Gallo gli avrebbe risposto, sempre stando al verbale, "non possiamo fare nulla", ma "lui insisteva a tutti i costi".

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Il flop

Oggi la convocazione di Filippo Tortu come testimone in una caserma e la decisione di astenersi e di non rispondere. Dagli atti era emerso che l'operazione di presunto spionaggio non sarebbe nemmeno andata a buon fine, perché Pegoraro aveva consegnato alla fine una chiavetta vuota.