
Corrado Peraboni
Milano, 16 dicembre 2015 - Uno stock di azioni ha voluto acquistarlo lui stesso. «Credo nelle prospettive di quest’azienda e ho voluto dare un segno tangibile di questa fiducia: anzi - scherza Corrado Peraboni, ad di Fiera Milano - ne avrei comprate molte di più, ma il mio ruolo mi impedisce di rivenderle una volta salite di prezzo, cosa che sono convinto succederà». Proprio ieri la Camera di Commercio di Milano ha deliberato di partecipare all’aumento di capitale da 70 milioni di euro approvato lo scorso 31 luglio da Fiera Milano. La Camera di Commercio, che controlla il 6,36% della società tramite Parcam, ha deliberato di esercitare integralmente i diritti di opzione che le spettano per un controvalore complessivo di 4,5 milioni di euro. Somma che va ad aggiungersi ai 44 milioni già staziati da Fondazione Fiera, socio di maggioranza assoluta della Spa, e che «ci fa ben sperare - confessa Peraboni - che anche altre realtà più piccole siano della partita». Continua: «Penso che il prezzo attuale delle azioni già sconti le perdite degli ultimi anni e un calendario difficile del 2016. Oggi ci sono prospettive diverse, grazie a un calendario mostre più equilibrato nel medio termine. Già con Ipack-Ima, manifestazione triennale leader in Italia nel packaging, abbiamo rafforzato il 2018. Grazie alle rassegne in calendario, il 2017 e il 2019 promettevano già grandi soddisfazioni. Vuol dire che, con i proventi dell’aumento di capitale, potremo cominciare a lavorare per il 2020».
L’aumento di capitale si chiuderà venerdì. Il quadro definitivo si avrà ovviamente solo a operazione conclusa. Ma nel frattempo avete notizia di soci che hanno sottoscritto? «A parte i due maggiori soci, abbiamo saputo della sottoscrizione di alcuni organizzatori di fiere. Anche di soci del passato che hanno deciso di ritornare. Inoltre sono già dei nostri Gefi (Artigiano in Fiera) e Centrexpo».
Perché un azionista dovrebbe sottoscrivere l’aumento di capitale? «Credo che con le attuali prospettive di sviluppo dell’azienda nessuno avrà un’altra occasione di farlo a questi prezzi».
Quali sono i punti di forza di Fiera Milano? «La credibilità internazionale rafforzatasi durante i sei mesi di Expo. Abbiamo dimostrato di poter ospitare rassegne importanti anche in stato di stress logistico».
Come intendete utilizzare i fondi derivanti dall’aumento di capitale? «In parte per riequilibrare la struttura finanziaria, provata dagli anni difficili che le fiere hanno alle spalle. Il resto dovrà essere impiegato nello sviluppo dell’attività».
Negli ultimi giorni abbiamo visto un significativo ribasso del titolo Fiera Milano. Come si spiega? «Capita sovente che il prezzo tenda ad allinearsi a quello di emissione».
Quali linee strategiche intende lanciare ora? «Voglio concentrarmi sulle attività con maggiore profittabilità, cioè organizzare direttamente fiere a Milano. Attualmente ne facciamo troppo poche: una decina in tutto, sulle oltre 60 che hanno luogo da noi. Incrementare anche solo del 50 per cento il nostro impegno in questo senso aumenterebbe la nostra marginalità in modo significativo».
Come intende impostare i rapporti con le altre fiere italiane? «Le guerre di quartiere servono solo ad arricchire i concorrenti tedeschi. Stiamo cercando di attuare politiche di alleanze e di strategia. Auspichiamo che lo stesso approccio lo abbiano gli altri».
Il 2015 si sta per chiudere. Che anno si è rivelato? «È stato eccezionale, a prescindere dall’Expo. Abbiamo avuto una crescita delle fiere prima e dopo l’Esposizione universale. Segno che il mercato è ripartito. Le fiere hanno svoltato, e Milano più di tutte».