
Un pezzo di vetro nel polmone del giovane Riccardo. A destra Massimo Torre, chirurgo
Milano, 9 agosto 2016 - Un incidente domestico, un ragazzino contro una porta-finestra, il vetro che si frantuma in lame acuminate, che possono uccidere come coltelli. Venerdì, a Bologna, un bimbo di 9 anni è morto con l’arteria femorale recisa, e non resta che indagare se sia stato il vento o lo stesso Alessandro, cintura nera alla memoria, con un calcio di karate per salvare il nipotino di tre anni chiuso in balcone. La sera prima stava per succedere qui in Lombardia: a Riccardo, un 14 enne di Bollate che è vivo e già può alzarsi dal letto grazie alla fortuna, a suo nonno, a un elicottero del 118 che vola col visore notturno, e all’équipe di Massimo Torre, il direttore della Chirurgia toracica del Niguarda che l’ha operato, togliendogli una scheggia di otto centimetri dal polmone.
Riccardo, che ha finito il primo anno di liceo linguistico, era in montagna dai nonni, su in Val d’Intelvi. Giovedì verso le 18.30 era sul divano a guardare la tv. "Si è alzato di scatto - racconta sua madre dal Niguarda -, forse ha avuto un calo di pressione e si è accasciato sulla porta-finestra, rompendola". Schegge, sangue, "sembravano tagli superficiali. Per fortuna mio suocero è stato pronto". Il nonno, 85 anni e un passato da sportivo, ha tamponato le ferite e ha portato il ragazzino al punto più vicino di soccorso, una casa di riposo. Poi in ambulanza all’ospedale di Gravedona. L’hanno suturato, "ma continuava a sentire molto male, e per scrupolo gli hanno fatto una lastra". Sospettando una costola rotta, gli hanno fatto anche la Tac. Ed è spuntata un’ombra, in corrispondenza di un taglio piccolo ma molto sanguinante: era una scheggia di vetro piantata nel polmone.
Vorrebbero intervenire subito, ma il ragazzino ha una reazione allergica a un farmaco e si decide di chiamare l’elisoccorso da Como, che da qualche giorno, primo in Italia, vola anche in

Taglio piccolo e telecamere per estrarre la scheggia e una porzione di tessuto intorno, scongiurando infezioni. Riccardo ha perso "al massimo il 10% del polmone". E ieri sera un traghetto per la Sardegna: niente spiaggia per un po’, ma una volta guarito "potrà fare ogni cosa", assicura il dottore, anche arrampicare, il suo sport. Tra qualche giorno sarà dimesso. "Ce la siamo vista brutta - sospira sua madre -. Lui si è spaventato ma non so se si è reso conto di quel che ha rischiato". Il primario sottolinea: "Questi incidenti sono tutt’altro che rari, le conseguenze possono essere irreparabili". E fa un appello: "Le porte di casa dovrebbero essere fatte del tipo di vetro che non si spezza in “coltelli” ma si frantuma “a ragnatela” o in pezzi minuscoli. Spero che qualche politico raccolga il messaggio: una società moderna è civile anche perché pensa di più alla sicurezza, anche in un ambiente domestico che sfugge a certi controlli".