Fedez accusato di calunnia, pm chiede il proscioglimento. Il Codacons: presto per cantare vittoria

Prosegue la querelle giudiziaria a colpi di querele e controquerele tra il rapper milanese e l’associazione di consumatori

Dopo tre ore di udienza davanti al gup di Roma, Fedez è uscito dalla cittadella giudiziaria di Roma con le mani alzate, in segno di vittoria. Per il rapper milanese il pm Antonino Di Maio ha chiesto il proscioglimento dalle accuse di calunnia, affermando che manca l'elemento soggettivo del reato. "È andata benissimo – ha commentato l’artista di Rozzano –. È l'undicesima volta che un magistrato chiede un proscioglimento: il Codacons si metta il cuore in pace e si dedichi a cose più utili. In aula mi sono difeso affermando che il banner utilizzato per la raccolta fondi fosse ingannevole”. Il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 17 giugno quando arriverà la sentenza. 

Fedez e la battaglia infinita con il Codacons
Fedez e la battaglia infinita con il Codacons

Il caso

Da mesi l’ex di Chiara Ferragni è contrapposto all'associazione dei consumatori in una diatriba giudiziaria fatta di denunce e controdenunce. Oggetto del processo le accuse del rapper al Codacons per un presunto banner ingannevole pubblicato nel 2020 sul sito dell’associazione di consumatori in tema di Coronavirus. Prima della requisitoria, Fedez si è sottoposto ad interrogatorio così come da lui sollecitato nei mesi scorsi. Un confronto con le parti durato oltre 90 minuti durante i quali l'imputato ha respinto le accuse affermando che il banner che compariva sul sito dell'associazione era per lui ingannevole e “come cittadino – ha detto –  ho sentito il dovere di denunciare tutto ai carabinieri”. In base a quanto contenuto negli atti dell'indagine, il 17 aprile del 2020 Fedez si è recato alla stazione dell'Arma di Roma Trionfale per presentare la querela ai danni dell'associazione. Per l'accusa il contenuto di quella denuncia rientra nel reato di calunnia. Nel capo di imputazione si afferma infatti che l'ex di Chiara Ferragni avrebbe “accusato falsamente” Carlo Rienzi, il presidente del Condacons (oggi presente in aula), di tentata truffa e diffamazione. Nell'esposto a sua volta Fedez ha accusato Rienzi di averlo diffamato in comunicato stampa del marzo 2020 e in diversi video pubblicati su YouTube. I reati ipotizzati dall'artista sono stati, poi, archiviati portando l'artista ad essere accusato di calunnia. Nei confronti di Fedez, i pm in un primo momento avevano sollecitato l'archiviazione che è stata però respinta dal tribunale che ha disposto per Fedez l'imputazione coatta. 

Codacons: “Non ancora prosciolto dalle accuse”

"Siamo soddisfatti per l’esito dell’udienza odierna dove ancora una volta abbiamo ribadito come il banner contestato da Fedez sia stato ritenuto dal Tribunale corretto, chiaro e totalmente trasparente verso gli utenti". Lo afferma il Codacons, commentando l’udienza di oggi al tribunale di Roma dove il rapper non è stato affatto prosciolto dalle accuse, per le quali il Gup si esprimerà il prossimo 17 giugno. "Nel corso del suo intervento Fedez, incalzato dagli avvocati del Codacons, ha sostenuto che tutte le battaglie in tema di Coronavirus condotte dall’associazione tra il 2020 e il 2021, da quella sul costo elevato delle mascherine alle azioni legali a tutela degli anziani ricoverati nelle Rsa, fossero irrilevanti, perché l’unica vera iniziativa degna di merito è stata la sua raccolta fondi per l’ospedale San Raffaele di Milano. Non possiamo poi non sottolineare – prosegue il Codacons – come, attraverso le foto e i video pubblicati oggi sui social da Fedez, il rapper abbia dimostrato di avere scarsa considerazione della giustizia italiana, ritenendo forse che il lavoro dei tribunali e dei giudici rientri nel concetto di 'inutilità' da lui espresso nelle storie pubblicate oggi su Instagram. Ora il Gup, a seguito dell’udienza odierna, dovrà decidere se rinviare a giudizio Fedez per calunnia, e ha fissato la prossima udienza al 17 giugno".

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