Sesto, dopo la svastica, presidio antifascista al Parco Nord: "Importante essere qui oggi"

Un corteo ha posato un simbolo di pace dove domenica scorsa era spuntata una maxi svastica

Il presidio antifascista organizzato al Parco Nord di Sesto San Giovanni

Il presidio antifascista organizzato al Parco Nord di Sesto San Giovanni

Sindaci, associazioni, partiti e singoli cittadini hanno risposto in massa all’appello, lanciato da Aned e Anpi dopo i due atti vandalici, che hanno colpito il Monumento al Deportato nei giorni scorsi. Un forte “no” alle intimazioni del fascismo è stato lanciato dal presidio che è stato organizzato alla collinetta del Parco Nord oggi sabato 25 febbraio.

"Era necessario essere qui per dare un chiaro segnale forte e unitario – ha spiegato l’assessore del Comune di Milano Marco Granelli -. Gli episodi di questi giorni sono stati un attacco alla scelta di avere un luogo dove conservare la Memoria. Nel Novecento i crimini fascisti sono nati anche grazie all’indifferenza, perché la preoccupazione e la paura per la crisi non facevano percepire come gravi quelle azioni. Oggi dobbiamo ribadire che non siamo disponibili ad accettare nulla, neanche quello che potrebbe apparire meno grave".

Un riflessione su comunicazione e giovani è stata quella di Alessandra Aiosa, vicesindaco di Sesto San Giovanni. “Gesti, simboli, frasi hanno un peso e un significato. Siamo qui per gridare e dire ‘no’”. Aned e Anpi hanno costruito un triangolo rosso con dentro la scritta “IT”, “il simbolo che identificava i prigionieri politici. E proprio perché i simboli hanno un significato, sotto abbiamo creato una colomba che rappresenta la pace”.

Un corteo ha accompagnato proprio questo simbolo che è stato posato nell'esatto punto in cui domenica 19 febbraio è comparsa la svastica, creata con le assi di una staccionata divelta. “Oggi non siamo qui a ricordare una data, ma a presidiare un luogo che è stato nuovamente oggetto di violenza – ha commentato Alessandro Padovani, il presidente dell’Aned -. Chiediamo scusa ai deportati e alle loro famiglie, perché non siamo stati in grado di impedire che questa cultura riprendesse piede. Una cultura fascista, che anche stavolta ha agito di notte. Era di notte che i fascisti hanno arrestato i nostri deportati”.

Un discorso duro quello di Padovani, che ha puntato il dito anche contro i Governi passati e attuale. “Siamo democratici e abbiamo pensato che la Memoria sarebbe stata tutelata da uno Stato, che le sue leggi non le ha mai applicate. Uno Stato che ha permesso a movimenti e partiti di stampo fascista si presentassero a ogni elezione e si insediassero in ogni organismo istituzionale. La storia si ripete, ma non siamo più vicini al rischio che torni il fascismo, perché nel fascismo ci siamo già dentro”.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro