
Controlli notturni a Expo
Milano, 17 luglio 2015 - I cancelli si aprono alle 19. Mentre all’Expo inizia la movida, a neanche un chilometro di distanza camion e furgoni si mettono in coda per l’altra notte dell’evento, quella del sistema di sicurezza che vigila sul parco di Rho-Pero. Il cargo 5 di Fiera Milano è la frontiera dell’Esposizione universale: ogni notte, fino alle 8 del mattino, 300-350 mezzi varcano questo ingresso per rifornire la grande macchina dei padiglioni e dei ristoranti. Nel mezzo, i controlli dell’esercito. Tir e camioncini devono uscire «puliti» dall’esame a Fiera: documenti in ordine, personale accreditato, carichi in regola, senza merce sospetta o vietata. Solo se i soldati legano la fascetta bianca alla maniglia dell’abitacolo, si accende semaforo verde: il cargo di cibo, piante, materiale di arredo o per la manutenzione può entrare all’Expo.
Quando sul Decumano risuona l’annuncio di chiusura e frotte di visitatori marciano verso le uscite, l’esercito rafforza i suoi contingenti. Spetta alle mimetiche la vigilanza notturna sul sito e sul personale all’opera. Nel frattempo, da ore a Fiera colonne di camion si sottopongono ai controlli. La prima barriera è un esame dei documenti di trasporto e del conducente. Ci pensa la polizia, mentre i rimorchi aperti sono passati al setaccio dai soldati. Prima l’occhio. Con un sistema di specchi montati su lunghe aste, i militari verificano che non ci siano «sorprese» sotto scocca o sopra il telaio. Poi il naso. Quello delle unità cinofile del Centro militare veterinario di Grosseto. Devono smascherare la presenza di esplosivi. Ogni mese ruotano: al momento sono di stanza a Expo sette cani soldato, dal veterano Bordeaux al giovane Ivo.
Alle 23 entra in servizio Vlasco, pastore tedesco già al seguito delle missioni in Afghanistan e Libano. Trotterella intorno al furgone, balza sul rimorchio e annusa, mentre il soldato a cui è stato affidato da cucciolo gli indica i punti dove concentrarsi. Il camioncino è pulito. I cani, tuttavia, devono essere tenuti in allenamento: non trovare mai esplosivi, insegna la psicologia veterinaria, può frustrarli. Ogni tanto i soldati fanno fiutare loro del materiale inerte. Davanti al finto allarme, i cani rispondono sedendosi. Il militare conosce il segnale: missione compiuta. Dalla tasca della mimetica esce una pallina, è la ricompensa. Giocare nel piazzale della fortezza di Expo come se fosse il cortile di casa. L’ultimo esame tocca agli uomini del Settimo reggimento di Civitavecchia, specializzati in lotta nbc, nucleare, batteriologica e chimica. Lunghe aste analizzano la presenza di radiazioni, mente i becchi di piccoli apparecchi portatili catturano l’aria e identificano le molecole. Colle e resine per l’edilizia spesso fanno scattare gli allarmi, perché hanno componenti «precursori» di quelli degli esplosivi.
Passata questa prima barriera, i mezzi ottengono un ok con riserva: la fascetta lilla. La seconda fase è l’analisi radiogena. È uno degli strumenti di prevenzione su cui ha insistito il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, che coordina la strategia di sicurezza di Expo. Sui camion parcheggiati in una fila ordinata scorre un arco mobile alto più di 4 metri, che emette raggi X. In cabina, i soldati studiano in diretta immagini tridimensionali ad alta definizione dei mezzi, senza bisogno di aprirli. Il logo sullo schermo è cinese, perché il software più avanzato per questi scanner viene dall’Oriente. «Le immagini sono molte dettagliate, si arriva a osservare il singolo pistone», spiegano dalla Austech, l’azienda che fornisce il macchinario: «Dopo due mesi di attività, dal Niguarda hanno certificato che le emissioni sono pari a zero». Con l’ultimo via libera, il mezzo si parcheggia in una zona sterile, in attesa del varco da cui entrare all’Expo. Telecamere lo seguiranno anche lungo il tragitto. Dentro, la cittadella del cibo tace. Più o meno. Lo scalpiccio degli anfibi, il rombo di un motore, i rumori delle riparazioni: tra qualche ora si riapre.
luca.zorloni@ilgiorno.net
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