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Tornelli, 007 e migliaia di agenti. Expo si blinda: "Ma niente psicosi"

Gli uomini delle forze dell’ordine pattuglieranno il parco espositivo di giorno, quando tra i padiglioni ci saranno fino a 250mila visitatori, insieme ai 750 vigilantes del raggruppamento di otto imprese che si è aggiudicato i 20 milioni di euro per l’appalto della sicurezza di Luca Zorloni

Il commissario di Expo, Giuseppe Sala

Milano, 11 aprile 2015 - L’ultimo tassello che manca al piano della sicurezza di Expo è il numero di poliziotti, carabinieri e vigili urbani che saranno schierati sul sito. Numero «in via di definizione», spiega il commissario unico dell’evento, Giuseppe Sala. Il compito spetta alla Prefettura di Milano. Questione di giorni. Gli uomini delle forze dell’ordine pattuglieranno il parco espositivo di giorno, quando tra i padiglioni ci saranno fino a 250mila visitatori, insieme ai 750 vigilantes del raggruppamento di otto imprese che si è aggiudicato i 20 milioni di euro per l’appalto della sicurezza. Tra queste la Allsystem di Biella, che gestisce anche sei dei sette varchi del Tribunale di Milano ma, comunica in una nota, non quello da cui sarebbe passato Claudio Giardiello prima di esplodere i tredici proiettili che giovedì sono costati la vita a tre persone e ne hanno ferite altre due. 

Altri 750 guardiani sorveglieranno l’Expo di notte, insieme a 600 militari che coordineranno ingresso, uscita e radiografia delle sfilze di camion che riforniranno il sito di Rho-Pero, tra i 500 e i 900 per volta. Alcuni soldati sono già di pattuglia al cantiere, da metà mese saranno a regime. Tra i padiglioni sono puntati gli occhi elettronici di duemila telecamere, intorno al sito corre una barriera alta 3,15 metri e, 24 ore su 24, le forze dell’ordine e i tecnici della vigilanza e dei servizi (dalla rete elettrica a internet) monitoreranno l’attività dalla centrale di comando di via Drago a Milano, a pochi chilometri da Expo.  Questi sono i numeri del piano della sicurezza dell’Esposizione universale di Milano. A cui vanno aggiunti «gli uomini dell’intelligence» dei Paesi stranieri. Il commissario assicura che non ci sarà «un ingresso», anche per il personale, stimato tra le dodicimila e le quindicimila persone, e gli addetti ai lavori, «in cui non c’è nessun controllo». 

Tutti, insomma, dovranno passare attraverso archetti (che saranno in posizione entro il 24 aprile) e tornelli (400, già posati), come fossero in aeroporto. Tuttavia, a Expo non bisognerà togliersi la cintura o l’orologio. E questo perché, spiega il commissario Sala, i controlli al varco andranno eseguiti «in dieci secondi. Così il disagio che potremmo creare è accettabile». Sforarli equivale a creare code chilometriche.  La sicurezza è un capitolo a cui gli uomini di via Rovello lavorano da un anno e mezzo. Non c’è solo il problema di come far entrare la gente, ma anche di come farla defluire e uscire in caso di pericolo. «Abbiamo studiato gli eventi simili – spiega Sala –, come si entra in uno stadio o a Disneyworld. Non bisogna far passare l’idea che venire a Expo è pericoloso. Non è un evento storicamente soggetto ad azioni terroristiche. Non diffondiamo una psicosi». Tuttavia, in caso di sospetto, scatteranno controlli a campione.