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Ergastolano in permesso premio accoltella anziano al San Raffaele, chiesto rito immediato

Antonio Cianci aveva anche 'sfidato' il giudice nel corso dell'interrogatorio

L'esterno dell'Ospedale San Raffaele di Milano dove è ricoverato il 79enne (Ansa)

Milano, 7 gennaio 2020 - Il pm di Milano Nicola Rossato ha chiesto il processo con rito immediato per Antonio Cianci, l'ergastolano che negli anni '70 uccise un metronotte e 3 carabinieri della stazione di Melzo, nel Milanese, e il 9 novembre scorso  era tornato a colpire rapinando e tentando di uccidere un anziano di 79 anni all'ospedale San Raffaele, approfittando, come si legge negli atti, con «freddezza» del permesso premio che gli era stato concesso dalla Sorveglianza.

Dopo l'istanza, nei prossimi giorni il gip Ilaria De Magistris disporrà il giudizio immediato (si salta la fase dell'udienza preliminare) e poi Cianci potrà chiedere, se vorrà, il rito abbreviato. Ha «bisogno» di «cimentarsi» nei crimini e di «ostentare» la sua «dominanza criminale», aveva scritto il gip nell'ordinanza cautelare. Quello stesso giudice che il 60enne aveva voluto anche sfidare nell'interrogatorio, dimostrando la sua «pericolosità». Prima di scegliere di non rispondere, infatti, così si era rivolto al gip: «Vorrei piuttosto fare una domanda, cioè 'ci sono le telecamere in quel posto?'». Inquirenti e investigatori hanno trovato nelle scorse settimane altre prove a suo carico in merito all'aggressione, proprio analizzando anche alcune immagini.

Ottenuto quel permesso premio di 12 ore (il terzo da fine luglio), sulla base di una relazione del carcere di Bollate che valorizzava il suo cambiamento, Cianci, secondo l'accusa, organizzò l'aggressione, camuffandosi da operatore del San Raffaele (mascherina, guanti, tuta e apparecchio per la pressione, tutte cose rubate nell'ospedale). Il 60enne ha chiesto soldi all'anziano che gli ha dato quello che aveva in tasca: «9 euro e 37 centesimi». Però, poi, «adirato» per la cifra «esigua», l'ergastolano ha sferrato un fendente alla gola con un taglierino che ha sfiorato la giugulare del 79enne e gli ha preso anche il cellulare. Per Cianci, in carcere da oltre 40 anni, il «fine pena mai» scritto nei suoi atti, dopo l'episodio di novembre, è ormai una realtà concreta.