Emma, l’anti-bamboccioni in bicicletta

Milano, studia al Politecnico e si guadagna da vivere con le consegne su due ruote. È la campionessa di velocità

Emma Missale

Emma Missale

Milano, 18 febbraio 2018 - La bici, una passione, una filosofia di vita. E anche un mezzo di lavoro che, però, ti fa gustare libertà. Questo ed altro ancora rappresenta per Emma Missale la bicicletta. Lei, studentessa al secondo anno di Urbanistica al Politecnico di Milano, è una “urban bike messenger”. Vuol dire che si occupa di consegne in bicicletta. Porta lettere e pacchi a destinazione, pedala per chilometri, non inquina, assicura tempi di consegna eccezionalmente rapidi. Lavora per Ubm, un’azienda che ha sede in via Tantardini. E proprio lei è la più veloce d’Italia: si è classificata prima tra le donne al campionato nazionale tenuto a Cagliari. Ma per lei la bicicletta rappresenta molto di più che uno strumento di lavoro per turni da quattro ore. La usa per coltivare amicizie e per girare il mondo. Vienna e Barcellona le sue mete più recenti.Non poteva che essere di Milano l’anti-bamboccioni, la nemica giurata dell’indolenza. Emma «piè veloce» Missale ha 20 anni. Si è classificata prima, tra le donne, nel campionato italiano di velocità riservato ai fattorini in bicicletta. «I miei genitori mi hanno raccontato che ho iniziato ad andare su due ruote a 3 anni e subito senza rotelle. La bici? La considero un’estensione di me».

Ci racconta la sua vita di studentessa/pony express?

«Quando non seguo le lezioni al Politecnico, lavoro part time, su turni di 4 ore. Riceviamo gli indirizzi attraverso un’applicazione. In caso di buste o pacchettini che stanno dentro lo zaino uso la “fixed”, la bici senza cambio e meccanismo di ruota libera. Inforco la bici “cargo” per consegnare scatoloni e ingombri più pesanti dell’e-commerce».

Le piace questo lavoro?

«Lo adoro. Non solo perché mi permette di essere indipendente. È il modo migliore per esplorare la città. Milano è piena di angoli deliziosi che non si riescono a scorgere a bordo di un’auto. Il mondo dei corrieri express racchiude poi una comunità di persone che condividono la stessa adorazione per le due ruote. Siamo amici, non solo colleghi».

Come fa a resistere a intemperie, traffico e smog?

«La passione vince su tutto. Certo, servirebbe un reticolo più vasto di piste ciclabili come a New York o Barcellona. E ripensare i tracciati esistenti: alcuni si interrompono bruscamente. Non sarebbe male se ci fosse più educazione da parte di automobilisti e ciclisti. C’è chi guida come un pazzo mentre guarda il cellulare».

Cosa succede nel campionato italiano dei cycle messenger?

«Le gare si svolgono in tre giorni e sono una simulazione di una classica giornata di lavoro ma dentro un percorso chiuso. Ad ogni partecipante viene dato un elenco di prese e consegne: il tracciato è molto complicato. Vince chi impiega meno tempo. Ci vogliono le gambe ma anche la testa. A Cagliari, il 3 settembre, sono finita prima tra le donne ed ero tra i primi dieci su 50 partecipanti. A fine luglio a Vienna ho vinto il campionato europeo di track stand che consiste nel mantenersi in equilibrio sul mezzo fermo».

Agonismo senza esclusione di colpi?

«Niente affatto. Con due avversari sono tornata in bici da Vienna a Milano…»

Ma sono quasi 800 chilometri!

«Poco dopo sono partita con una mia amica in vacanza. Abbiamo raggiunto Barcellona da Imperia. Altri 800 chilometri in bici, in 10 giorni. Indimenticabile».

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