Università Statale di Milano, video intervista ai tre candidati Rettore: il futuro di Mind e Città Studi

La prima di tre mini-interviste a Marina Brambilla, Luca Solari e Gian Luigi Gatta sui loro progetti per l’ateneo in vista del voto del 3 e 4 aprile

Il 3 e 4 aprile l’Università Statale di Milano voterà per eleggere il prossimo Rettore. I tre candidati si sono incontrati e confrontati nella redazione de Il Giorno. Così hanno risposto Marina Brambilla, Gian Luigi Gatta e Luca Solari alla domanda: Trasloco a Mind, Città Studi da ridisegnare, campus di Sesto da salvare o abbandonare: come vede la Statale del 2026?

Marina Brambilla: “Un campus multicentrico, con un unico cuore. A Mind non è un trasloco, è un grande progetto di innovazione che partirà nel 2027/28. Il progetto Città Studi è definito: un campus per i beni culturali e le scienze sociali. Festa del Perdono è centrale, col progetto di cittadella delle biblioteche a nuove aule studio. Lodi è nuovissimo e sarà connesso a Mind. C’è l’università della Montagna con i suoi progetti internazionali e ci sono i campus di Medicina: oltre alle ristrutturazioni in corso abbiamo bisogno di strutture didattiche rinnovate anche in città per Medicina. La Statale sarà protagonista della rigenerazione urbana".

Gian Luigi Gatta: “Il prossimo rettore contribuirà insieme alla governance, a ridisegnare il volto di Milano come città universitaria: la presenza a Città Studi cambierà, Sesto e via Noto si trasferiranno e si realizzerà il campus Mind per l’area scientifica. La Statale sarà motore del distretto dell’innovazione in periferia, come era periferia Città Studi alle sue origini. Dobbiamo risolvere i problemi di collegamento e creare sinergie. La Statale ha una popolazione che potrebbe essere contenuta nello stadio di San Siro ma è sparsa in diversi luoghi. Il compito difficile del rettore è gestirla facendola sentire unitaria".

Luca Solari: “L’insieme delle operazioni ci dà una grande occasione, non tanto per essere multicentrici o policentrici, ma per migliorarci. Stiamo alterando il modo in cui diverse parti dell’organizzazione entrano in collegamento. Creiamo un’università più diffusa e aperta, co-progettando con comunità locali ed enti di zona: sarà centrale per Città Studi. Servirà uno sforzo di project management per spostare un numero enorme di studenti, docenti, personale, in modo che tutti si sentano accompagnati in spazi per la didattica, la ricerca e le relazioni adeguati. È uno dei rischi di questa operazione”.

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